Cassandra, voi lo sapete, si lamentava sempre. Prevedeva sciagure e in genere aveva ragione, ma l'abitudine a veder nero si era così radicata che non riusciva più a farne a meno. In particolare, compiangeva il suo ciclo mensile. A chi le faceva notare, spazientito:
- Ma insomma, Cassandra, le nostre cose le abbiamo tutte! Di che ti lagni?
La profetessa rispondeva: - Sigh! Mi lagno della periodicità. E' troppo frequente; una volta al mese il mal di pancia è troppo.
Ai nostri tempi i seguaci di un'altra musa, Urania, lamentano che una volta al mese sia troppo poco. Alludo al cambio di periodicità della "più famosa collana di fantascienza" e alle tante, piccole Cassandre che al sentire la notizia si sono strappate i capelli. Ma per la santa rocca di Troia, vogliamo vedere un po' meglio come stanno le cose?
Piuttosto che fare i profeti di sventura, aggiorniamoci.
Prima erano solo voci striscianti, anzi, notizie riservate propagate da un sito non-ufficiale (Urania altervista); ma dal 12 ottobre la cosa è ufficiale perché, attraverso le pagine di un altro sito di appassionati, Urania & Co., ho dato io stesso l'anticipazione, regolarmente pubblicata in prima pagina. Dal gennaio 2004 Urania diventerà mensile. Pur non rallegrandomi particolarmente per questo stato di cose, non mi sarei mai aspettata la quantità di lamentele e previsioni catastrofiche (quando non velatamente ostili) che ne sono seguite, e che l'amico Gianfranco Lucchi riassume così: "E' un periodo di forti attacchi a Urania per i suoi frequenti cambiamenti caratteriali: copertina, periodicità, contenuti, ecc ( vedi sito urania.altervista.org)."
Forti attacchi? Gesùmmaria, e perché?
Perché l'editore ha deciso, a ragion veduta, di cambiare periodicità e anche veste. Perché Urania diventerà simile a Urania collezione. Perché costerà quattro euro e novanta invece dei tre euro e cinquantacinque che sborsavamo finora.
(Quattro euro e novanta? Ma non ci sono libri così economici in Italia! Invece ci sono, namely la vostra storica collezione di fantascienza.)
Bref, gli appassionati stigmatizzano la decisione; prevedono sciagure. Seguono giorni e notti di fuoco. I lettori non dormono più, e per le ragioni più disparate. Prendiamo il caso esemplare di un collaboratore di Urania dal lontano 1990, e che lascerò innominato per carità di patria...
Scena: è sabato 15 ottobre e mi trovo a Pordenone per assistere alle Giornate del cinema muto. Il collaboratore mi chiama al cellulare (mentre sono al bar, per fortuna) e mi getta nell'angoscia perché lui è in preda all'angoscia più nera, né quattro tranquillanti son bastati a calmarlo. Cerco di raccapezzarmi, di intuire cosa voglia dire, e alla fine il succo è questo: come farà, lui che ha sempre vissuto facendo il traduttore per "Urania", adesso che le uscite si dimezzano? Ma non avremo un po' di coscienza? E io, non ho neppure un briciolo di rimorso per la disgrazia in cui siamo precipitati?
Ahi... Non so bene di quale rimorso parli, ma sento lo stomaco contrarsi. L'ansia viaggia sui ponti radio e mi si comunica appieno. La telefonata si prolunga per mezz'ora, una seduta di psicoterapia. E tutto perché il mio collaboratore ha letto un articolo dai toni - a suo dire - allarmanti sul Corriere della fantascienza. Che articolo? Me lo faccio spiegare (io non l'ho ancora letto) e finalmente riesco a mettere fine alla telefonata.
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