- No.
Cecilia alzò a mezzo una mano. Una specie di sorriso le brillò nello sguardo. - La piccola danzatrice con i campanelli d'oro la riavrà. La conosco bene - mormorò.
- Lei conosce soltanto i suoi aspetti di quelle illusioni. Vada via per qualche tempo. Ha tre anni di licenza da recuperare. Poi torni, e faccia la sua scelta. Probability non ha questo nome per caso.
- Per caso? Niente nasce dal caso - replicò la donna, guadagnando i comandi del veicolo. La sua voce era un soffio leggero, per un attimo caldo, come doveva essere quando Alpha 111 era un pianeta vivo.
Henry Waugh lasciò Probability mentre cadeva il tramonto. Un evento secondario, non appena in orbita di parcheggio per lasciare il pianeta. Ma c'era stato un tempo in cui le valli erano state verdi, le montagne alte, i mari profondi, e lui aveva visto quel tempo e ne aveva sentito il respiro, i suoni, i colori. E aveva visto le stelle pulite.
Adesso il velario perenne della polvere si tingeva di viola, trascinandosi sui deserti senza fine. Un pianeta morto, in una delle sue realtà. Un gioco del Tempo. Era soltanto quello il segreto?
Il ricordo di un sorriso e il suono dei campanelli d'oro.
Infinite possibilità, infinite combinazioni.
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