- Non E' difficile - rispose - e non lo dovremo fare noi.

- Ah, no? E chi lo fa, la fata turchina?

- Il sergente Rodriguez. Lo farà il sergente Rodriguez.

Avrei voluto chiedere chi fosse questo sergente, ma capii che non sarebbe stato necessario perché dalla porta blindata del bunker era emersa una sagoma che indossava l'uniforme dei corpi speciali della polizia.

Avendo frequentato i malavitosi di Tijuana, sapevo che in quanto a corruzione la polizia messicana aveva pochi eguali.

- Ecco a lei, sergente - disse il vecchio, porgendogli una sacca sportiva dell'adidas - conti pure.

In effetti il sergente aprì la lampo e tastò il contenuto della borsa. Non ci fu difficile immaginare cosa fosse questo contenuto.

- Ok. Tutto a posto.

Rodriguez prese il jack di Grotowsky, salutò e poi scomparve di nuovo nel bunker.

Era impossibile non ammirare il vecchio; naturalmente il novantanove per cento del genere umano lo avrebbe ritenuto un pazzo fanatico, ma ai nostri occhi, occhi di sognatori idealisti persi dietro il fumo di una spiritualità totalmente aliena, quell'individuo sembrava l'incarnazione di un principio vitale, il simbolo stesso della possibilità che l'umanità potesse contare su un futuro migliore.

Gli scaffali colmi dei libri di Castaneda, i trattati di sciamanesimo, le pergamene, i diari di Artaud sul suo viaggio tra i Tarahumara, i nastri registrati degli incontri tra Grotowsky e vecchi santeros e guaritori e veri sciamani. Nagual. Tonal. Fuochi dal profondo.

Anche a sentirlo parlare, pareva che il tempo si fosse fermato e che il triste ed iper-tecnologico mondo del 2030 non fosse altro che una scorza da grattar via per lasciar campo alla sapienza antica.

Una parte di me, la parte razionale tipicamente europea, mi avvertiva che c'era qualcosa di sbagliato nell'assecondare i suoi piani. Cerca di non dargli retta, mi diceva la coscienza. Ma tutto sommato era una coscienza che mi stava stretta.

Il piano di Grotowsky era semplice; aveva corrotto il sergente Rodriguez perché collegasse il jack del nostro impianto di sintetizzazione sonora all'elaboratore principale delle unità di generazione policromatica, e questa simbiosi avrebbe dovuto creare un effetto stordente colore/suono che potesse dar vita ad una trance etero-indotta.

Davvero un bello spettacolo, milioni di turisti di ogni parte del mondo, convenuti nello Zocalo, anestetizzati da quel colossale effetto di trance, preda di delirii da acido lisergico generati esclusivamente dalle loro menti.

Vorticismo.

Visioni.

Dimensioni astrali.

Disincarnazione.

La Woodstock del ventunesimo secolo.

Django ne sembrava entusiasta.

Il giorno dei roghi stavamo seguendo la diretta televisiva. Una folla enorme, milioni di puntolini insignificanti che straripavano nella piazza, ed i colori psichedelici a far da contraltare.

Pensai che forse tutto si sarebbe rivelato una colossale buffonata; non era detto che le teorie del vecchio, per quanto mutuate dal fior fiore dell'antropologia moderna, si sarebbero risolte nell'effetto desiderato.

Comunque, non dissi niente e mi limitai, insieme a Django, a manipolare il tessuto sonoro che avevamo raccolto nelle basi registrate.

Suonammo, chiusi nel garage del vecchio, una lunga suite ambient, con pesanti e catacombali drones che fluttuavano eterei nell'aria e si sposavano in piena armonia con una rosea sonorizzazione elettronica di più ampio respiro.

Era divertente. E anche se della trance non ci fosse stata traccia, avremmo potuto sempre riutilizzare la creazione di quel giorno come una formativa esperienza.