Il sondaggio Alexander
L'8 marzo 1994 negli Stati Uniti la studiosa Victoria Alexander realizzava un sondaggio per conto della Fondazione Bigelow, per conoscere quale fosse l'opinione dei rappresentanti delle comunità cattoliche, protestanti ed ebraiche americane circa l'impatto che l'esistenza accertata di una o più civiltà extraterrestri superiori avrebbe potuto avere sulla dottrina e la fede delle rispettive congregazioni religiose. Furono spediti 1000 formulari ad altrettanti enti religiosi americani scelti con criterio pseudocasuale; 563 a chiese protestanti, 396 a chiese cattoliche e 41 a sinagoghe. Furono restituiti (compilati) 230 questionari: 134 da chiese protestanti, 86 da chiese cattoliche, e 10 da sinagoghe. Ciò equivaleva a un 23% di risposte; statisticamente si trattava di un grosso successo. Il questionario comprendeva 11 quesiti formulati in modo da evitare ogni rischio di suggerimento delle risposte. Al quesito: "La conferma ufficiale della scoperta di una civiltà extraterrestre tecnologicamente superiore avrebbe gravi effetti negativi sui fondamenti morali, sociali e religiosi degli Stati Uniti?", la schiacciante maggioranza dei rispondenti (77%) dichiarava di dissentire da un'ipotesi del genere (in evidente contraddizione con le speculazioni della letteratura ufologica, che da sempre ritiene che tutti i credo del pianeta scomparirebbero all'istante). Secondo quesito: "La mia congregazione religiosa percepirebbe come una minaccia l'eventuale contatto con una civiltà et tecnologicamente avanzata". La maggioranza dei rispondenti (67%) negava che un eventuale contatto con gli ET avrebbe costituito una minaccia (senza peraltro specificare ciò che debba intendersi per minaccia); il 16% si dichiarava indeciso; il 15% consenziente. Terzo quesito: "La scoperta di un'altra civiltà intelligente determinerebbe la messa in discussione dei concetti fondamentali che la mia congregazione religiosa ha sulle origini della vita". Il quesito sollevava il problema della unicità della condizione umana nell'universo, ovvero del principio che l'uomo rappresenti il vertice dell'evoluzione.
L'esistenza di altri esseri evoluti poteva incrinare la dottrina secondo cui Dio fece l'uomo a sua immagine. Ciò premesso, non sorprenderà che la stragrande maggioranza dei rispondenti, l'82%, abbia dichiarato di essere in forte disaccordo. Quarto quesito: "Se esiste una civiltà evoluta altrove nell'universo, essa non può non professare i dogmi fondamentali della religione. Il 70% era fortemente d'accordo. Quinto quesito: "Le affinità genetiche tra l'umanità e una civiltà extraterrestre avanzata metterebbero in discussione gli attuali concetti religiosi sulla posizione dell'uomo nell'universo". La grande maggioranza dei teologi (77%) era nettamente contraria. Solo il 2% si era dichiarato favorevole, il 14% era indeciso. Sesto quesito: "Se una civiltà extraterrestre evoluta avesse credenze religiose profondamente diverse dalle nostre, ciò influirebbe in modo negativo sulle attuali religioni terrestri". In altre parole, sarebbe possibile che la gente abbandonasse la propria religione per convertirsi a quella di esseri molto più evoluti? Secondo certi ufologi (per esempio Whitley Strieber ed il pastore presbiteriano ed ufologo Barry Downing), ciò sarebbe altamente probabile. Non così la pensavano i teologi, che in maggioranza (70%) espressero un forte dissenso (solo il 13% si dichiarava favorevole). Settimo quesito: "É probabile che la conferma scientifica del contatto con una civiltà aliena avanzata avvenga nel corso dell'attuale generazione". Qui i pareri furono più articolati. Il 47% dissentiva, il 30 non si pronunciava.
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