Grazie allo sviluppo della tecnologia osservativa da terra, ma soprattutto grazie all'impiego di strumenti in orbita come il telescopio spaziale Hubble, sono stati identificati negli ultimi anni circa una quarantina di sistemi composti da una stella circondata da uno o più pianeti. I pianeti finora scoperti hanno delle masse comparabili o molto superiori a quella di Giove, la maggior parte dei quali sono troppo vicini alla stella centrale, e pertanto risulterebbero inadatti alla vita (cfr. Doyle et al., 2000). Va comunque tenuto presente che le attuali possibilità osservative tendono a selezionare solo i pianeti più massicci e soltanto grazie a tecnologie di nuova generazione, come quella del Next Generation Space Telescope che sarà operativo in orbita entro il 2010, si potranno probabilmente individuare pianeti di massa piccola o intermedia, compiendo misure che offrano maggiori informazioni sulla possibilità che tali corpi ospitino una chimica adatta alla vita. Dal punto di visto teorico vi sono indicazioni che la formazione di pianeti attorno a stelle debba essere un fenomeno relativamente frequente, sebbene siano piuttosto restrittive, come abbiamo già visto, le caratteristiche fisiche che li renderebbero adatti a ospitare la vita.
Ad essere oggetto della contemporanea bioastronomia non sono solo pianeti o satelliti, ma anche corpi assai più piccoli, come asteroidi e comete e, in genere, le vaste regioni dello spazio interstellare. Con osservazioni nelle frequenze radio e con spettroscopia infrarossa E' stato possibile scoprire la presenza di oltre un centinaio di diversi tipi di molecole nello spazio interstellare, fra le quali acqua, monossido e biossido di carbonio, ammoniaca, metanolo, formaldeide, vari composti del carbonio, del silicio e dell'azoto, ma anche un certo numero di amminoacidi. Molte di queste molecole, alcune delle quali sono state rinvenute direttamente su residui meteorici oppure osservate su comete, sono identiche a quelle che caratterizzano la chimica degli organismi viventi e suscitano dunque la domanda sul loro possibile ruolo in processi pre-biotici o, anche, sulla loro possibile origine da processi biologici già in atto. Attualmente, però, neanche nel vasto ambiente dello spazio interstellare esiste alcuna osservazione di acidi nucleici o di altre strutture biochimiche di origine cellulare che facciano pensare alla presenza di microrganismi.
In definitiva, nonostante l'assenza di risultati che abbiano finora mostrato delle tracce di vita, passata o presente, in ambienti diversi da quello del nostro pianeta, dobbiamo riconoscere che siamo certamente di fronte a un nuovo modo di considerare la vita da parte dell'attività scientifica, che ne fissa cioE' le coordinate, per la prima volta, su dimensioni cosmiche e non più solo terrestri.
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