5. Alienità/umanità: davvero una differenza?
Avviandomi verso la conclusione, cerco di rendere più sintetiche le mie divagazioni sul tema. Nel racconto di Philip K. Dick Essere un Blobel (1989, Fanucci; Oh, to be a Blobel!, 1964) Munster è stato un agente segreto in una guerra contro i Blobel, extraterrestri ameboidi che vivono su Titano. Per infiltrarsi, Munster ha dovuto subire a sua volta una temporanea trasformazione corporea in Blobel. Il problema però è che a guerra terminata, e rientrato a casa, Munster scopre talora che il suo fisico si ritrasforma automaticamente in Blobel: un processo che egli non riesce a controllare. Dopo varie disavventure tra il comico, il grottesco e il disperato (un miscuglio stilistico che negli anni Dick userà sempre meno), Munster si rassegnerà ad assumere stabilmente la forma aliena, ma non se ne darà troppo pensiero: anche perché deciderà di trasferirsi su Titano, dove anzi, ospite degli ormai pacifici Blobel, acquisterà quella fama che mai avrebbe sperato di conseguire sulla Terra. E mentre strisciando e ondeggiando come un blob s'inerpica per la scaletta dell'astronave che lo porterà via definitivamente, Munster saluta la Terra con queste parole: "Finalmente sono un uomo di successo!"
Che la linea di divisione tra umano e non umano sia in realtà fittizia, e sempre più lo diventi, ce lo insinuano elementi vari. Né potrebbe essere diversamente: l'alieno, comunque, anche il più mostruoso, inusitato o abietto, non può essere che una controparte di noi stessi.
Probabilmente tutti conoscono, almeno per sentito nominare, il romanzo I figli dell'invasione (Urania n. 200, 1959; The Midwich Cuckoos, 1957), da cui il film di Wolf Rilla Il villaggio dei dannati (1960). E' la storia di una invasione aliena "dall'interno": improvvisamente, in un villaggio inglese gli abitanti perdono conoscenza. Il fenomeno ha breve durata. Al risveglio, tutte le femmine fertili si accorgeranno di essere incinte. Di e da chi? Da questo momento si scatenerà l'incubo. La gestazione porterà alla nascita di bambini apparentemente normali (alcune anomalie anzi sembrano addirittura gradevoli, come le iridi dorate), ma in realtà dispongono di poteri superiori; inoltre si somigliano molto fra loro, quasi fossero una razza a sé. Sono l'avanguardia di un'invasione più cospicua? Tra l'altro, i ragazzi (il romanzo si svolge in un vasto lasso di tempo e i neonati hanno modo di divenire adolescenti e studenti) hanno poteri telepatici, sono intelligentissimi, formano un gruppo molto coeso e ostile, una vera e propria gestalt, con un controllo minuzioso sul territorio e sui pensieri delle persone; preferiscono vivere da soli, in gruppo, e in essi paiono assenti le nostre emozioni. Degli ipotetici alieni da cui provengono non si saprà mai nulla. Si direbbe dunque che stavolta non vi sia possibilità alcuna di sopravvivenza per l'intera umanità; i "figli dell'invasione" sono troppo avanti nella scala evolutiva. Ma un professore escogiterà un espediente col quale riuscirà a "farli fuori" tutti insieme, sacrificando se stesso.
E' il caso di dire che "senza uscir di casa", John Wyndham ha creato uno dei fanta-incubi più potenti, anche per la narrazione assolutamente piana, distesa, in vistoso contrasto con l'orrore che trasuda dalla pagina scritta. Il tema, un classico della narrativa fantastica, opera il capovolgimento di un mito, quello della "infanzia angelica" (già comunque demolito da Freud ed epigoni), giocando accortamente sull'aspetto oscuro e perturbante di creature che in realtà non conosciamo ancora a fondo, che a volte ci appaiono estranee (aliene, appunto), e ci istillano quindi segrete paure: i bambini. Essendo il romanzo stato scritto da un uomo, e presentando determinate caratteristiche, si potrebbe anche leggerne il tema come un frutto del terrore ancestrale del maschio per la capacità generatrice dalla femmina. Altrimenti si potrebbe pensare al timore plurisecolare per l'esogamia, la pratica che imponeva il matrimonio con partner estranei al proprio clan... O ancora: il ricordo, più recente, dei primi incroci (proibiti) fra bianchi, negri, indiani... Inoltre anche in quest'opera si può intravvedere un richiamo al tema, già citato, del "possesso".
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