Per quanto concerne la sua attività, Eugenio Ragone ha ideato e condotto programmi radiofonici (in particolare Quarta dimensione, 1976); è stato coautore del saggio critico Il gioco dei mondi (Dedalo, Bari, 1985) e dell'antologia scolastica di racconti sf italiani Cronache dal futuro (Milella, Bari, 1995); ha compilato alcune voci della Grande Enciclopedia della Fantascienza (Del Drago, 1981) e di The Visual Encyclopedia of Science Fiction (Londra, Dorling Kindersley, 1995). Ha scritto diversi racconti apparsi su quotidiani (fra cui La Gazzetta del Mezzogiorno), periodici e riviste letterarie (Futuro Europa). E' coautore della sceneggiatura di un già citato cortometraggio fantastico, Le rive del tempo (1995; tratto dal racconto di Jack Finney Lettere d'amore). In campo teatrale, ha scritto la sceneggiatura di spettacoli sf per le scuole (Scorciatoie per il futuro, 1987); come attore, ha sostenuto ruoli principali in opere di genere diverso (La patente e Cecè di Pirandello; I compagni di ieri di Pino Cacace; Briciole di futuro, di Catani & Ragone).

Va infine sottolineato che Eugenio Ragone è stato chiamato a far da "moderatore" (taluni usano, meno correttamente, l'espressione toast master) in una dozzina delle ultime convention annuali italiane della fantascienza: ruolo che egli ha sempre ricoperto con grande brio e professionalità.

Prima di accennare a Una soluzione brillante, il racconto breve di Ragone che ho pensato di proporre ai lettori di Delos, mi è d'obbligo segnalare qualche dato su un'altra importante attività del Nostro: quella ludica. Appassionato cultore di storia degli scacchi, nonché giocatore di Prima Categoria Nazionale, Eugenio Ragone ha scritto saggi sui legami tra il "nobil gioco" e teatro, cinema, letteratura; ha redatto una rubrica scacchistica su L'altra Repubblica e, nel 1994-97, su La Gazzetta del Mezzogiorno. Inoltre ha introdotto in Puglia un antichissimo gioco orientale, il Go, ed è presidente del Go Club A.S.B., primo circolo di Go dell'Italia meridionale.

Eugenio Ragone è stato, fin dagli inizi, un amico-lettore "critico" di tutte le mie opere; e nei suoi ragionati pareri ho trovato considerazioni spesso preziose per una riscrittura.

Autore di narrativa di fantascienza, Eugenio Ragone si è a sua volta "scoperto" successivamente, cioé negli anni Ottanta, dopo che già da tempo aveva prodotto saggistica sf o avviato iniziative nel settore tramite altri media. Posso affermare, al riguardo, di essere stato tra coloro che più sovente lo hanno esortato a cimentarsi anche nel racconto.

Agli inizi egli mi propose di provare a scrivere con lui storie "a quattro mani": un'esperienza davvero stimolante, dalla quale sortirono non poche collaborazioni Catani-Ragone negli anni Ottanta e nei primi Novanta. Sperimentammo quindi un nostro particolare modo di scrivere: spesso lo spunto per il racconto veniva da Eugenio; quindi cercavamo di sviluppare l'idea, preparavamo una scaletta di massima, e "partivamo", riprendendo un po' dai metodi di alcuni Grandi della scrittura... quadrumane: Pohl-Kornbluth, per esempio; o Kuttner-Moore; o i fratelli Strugatskij, se non addirittura Fruttero & Lucentini. Noi, devo dire, avevamo raggiunto una invidiabile simbiosi ispirativa: dei due, io scrivevo a macchina con una certa velocità; quindi sedevo a tavolino. Eugenio passeggiava su e giù per la stanza, e formulava una prima frase. Se del caso, la si riformulava, io la traducevo in parole sulla carta. La frase successiva poteva venire da lui o da me, indifferentemente: talora, anzi, uno di noi due enunciava un pensiero, e l'altro lo completava. Non era telepatia... ma quasi! Insomma a Eugenio le idee venivano camminando per la stanza, a me stando seduto; a causa di questo modo di procedere avevamo creato una battuta: Eugenio pensava "con i piedi", io "col... sedere". Ebbene, devo dire che scrivere a quattro mani fu sempre un'esperienza divertente, e soprattutto istruttiva. Quanto ai risultati, è chiaro che essi erano un compromesso tra due modalità di scrittura non identiche, sia pure sottomesse a una comune ispirazione: ma il risultato ci è sempre apparso omogeneo e sufficientemente professionale.