
Da molti The wrath of Khan è considerato il migliore dei film Trek con l'equipaggio originale. Senza arrivare a sostenere appieno tale tesi c'è effettivamente da constatare che, al contrario di altri lungometraggi che sembrano telefilm espansi, ST II funziona egregiamente come film vero e proprio. L'idea di per se semplice del desiderio di vendetta di Khan è sfruttata al meglio e tutto il duello spaziale tra le due navi, che si rifà ai classici film sulla seconda guerra mondiale ambientati su sottomarini, sviluppa un buon livello di tensione. Anche l'idea di ambientare tale scontro al centro della Mutara Nebula si è rivelato vincente, non solo perché ha giustificato narrativamente certe manovre che nello spazio vuoto non avrebbero avuto alcun senso, ma anche perché ha permesso belle sequenze spaziali, realizzate con estrema abilità dalla Industrial Light and Magic. ILM fu coinvolta nel progetto subito dopo aver completato L'impero colpisce ancora. Altre unità erano contemporaneamente al lavoro su Poltergeist e E.T. e Ken Ralston fu incaricato di occuparsi degli effetti visivi. Non era semplice poter competere con i sontuosi e dispendiosissimi SFX del primo film, realizzati da due personaggi culto come Douglas Trumbull e John Dykstra, tuttavia i risultati sono ancora oggi di eccellente livello. Peraltro nella sequenza della simulazione grafica della rinascita del pianeta grazie all'effetto Genesis per la prima volta nella storia del cinema venne usata in modo esteso la tecnica CGI (Computer Generated Imagery), sviluppata da otto tecnici in cinque mesi di lavoro. Eravamo agli albori del cinema digitale.
Star Trek II è un buon film. Manca, crediamo, delle ambizioni e delle Idee Concettuali di hard science fiction che stavano alla base della bella idea del primo film. Alla fine è solo un gran bel gioco tra gatto e topo, peraltro come già riconosciuto condotto assai abilmente. Meno emozionante e convincente la parte della morte di Spock, sebbene sorretta dalla nobiltà d'intenti del bene di uno meno importante di quello di molti. Non è certo facile mettere in scena la morte di un "mito", soprattutto per l'abitudine di certo cinema a stelle e strisce (e Star Trek non fa eccezione) di cadere facilmente nella trappola della più banale retorica, specie nei film di stampo militare o paramilitare. Meyer saggiamente "limita i danni" al massimo ma qualche frase fatta ci scappa, qualche pseudo-emozione sul volto dei co-protagonisti (Shatner in testa) inviata via fax c'è. E poi le cornamuse scozzesi francamente... Montalban dal canto suo si mangia senza troppo sforzo tutto il resto del cast e l'unica che poteva tenergli testa, Bibi Besch, è comunque limitata ad un ruolo un po' di secondo piano.
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