Sintomatologia e previsioni
Le prime due cose cui viene da pensare, quando si parla di innalzamento della temperatura, sono lo scioglimento del permafrost e l'innalzamento del livello degli oceani. Per quanto riguarda le calotte polari, è già un dato di fatto che le temperature dell'Artico sono aumentate in media di 2 °C negli ultimi trent'anni, durante i quali lo spessore dei ghiacci è diminuito del 40%. Si è invece ridotto del 20% il ghiaccio galleggiante dell'Antartide, a causa di un aumento di temperatura complessivo del continente di 2,5 °C nell'ultimo mezzo secolo. Tuttavia gli scienziati ritengono che il ghiaccio che ricopre il suolo "terrà" per tutto il XXI secolo. Ma l'incremento di temperatura influisce anche sul destino dei ghiacciai montani. Basti pensare che negli ultimi 150 anni il numero di ghiacciai del Glacier National Park (Montana, USA) è passato da 150 a 50, che il monte Kilimangiaro ha perso il 75% della sua massa di ghiaccio e che il ghiacciaio Upsala in Argentina si ritrae di 60 metri ogni anno. Gli scienziati dell'IPCC ritengono che, di questo passo, un quarto dei ghiacciai del mondo sarà perduto entro il 2050. Parlando invece di mari ed oceani, un primo effetto sarà il loro riscaldamento. Nel nostro emisfero, gli oceani si stanno scaldando di 0,55 °C ogni decennio e questo, oltre allo sconvolgimento degli ecosistemi marini, comporterà un espansione del volume delle acque e un conseguente innalzamento del livello dei mari che andrebbe ad aggiungersi a quello già consistente dovuto allo scioglimento dei ghiacci polari. Le previsioni sono preoccupanti, se si pensa che la tendenza porterebbe a un aumento dei livelli degli oceani da 7 a 13 metri nei prossimi 500 anni. Ma secondo gli scienziati, anche se il riscaldamento globale si fermerà entro il 2100, dovremo comunque fronteggiare un innalzamento del livello degli oceani compreso tra 0,5 e i 4 metri. Ovviamente per una città posta sul livello del mare, un aumento di mezzo metro rispetto a uno di quattro metri costituisce una differenza determinante, e il fatto che la "previsione" scientifica resti aperta a possibilità così distanti tra loro, è indicativo degli elementi e degli strumenti che gli scienziati hanno per giudicare quantitativamente le conseguenze dei mutamenti climatici. Conseguenze che, almeno per quanto riguarda i fenomeni naturali, sono però sotto gli occhi di tutti anche in queste ultime settimane. Un aumento della temperatura dell'atmosfera significa una maggior evaporazione dell'acqua dagli oceani e dai mari e questo si traduce nella caduta di maggior precipitazioni a carattere torrenziale e una maggior quantità di neve. Dati rilevati dal National Oceanic and Atmospheric Administration, mostrano che negli ultimi decenni la quantità di pioggia caduta durante gli uragani più forti è aumentata di circa il 10%. Senza contare che la cattiva gestione dei suoli e dei boschi, soprattutto nelle aree edificate, aumenta il rischio di inondazioni, dissesti e frane.
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Per contro, l'aumento della temperatura causa anche un maggior numero di ondate di calore e di siccità, che a loro volta incrementano il numero di incendi forestali e di danni alle colture. Tutto ciò, non solo aumenterà nel tempo i disastri causati dal clima, provocando quindi anche serie conseguenze economiche, ma sconvolgerà a catena anche molti ecosistemi e numerosi habitat naturali, e porterà le malattie tropicali dove non si erano mai spinte fino ad ora.
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