Anno magico il 1957, specie per il ragazzino che aveva iniziato a leggere fantascienza giusto sul finire dell'estate del precedente anno. Letto e riletto Attenzione, dischi volanti dell'indimenticabile B.R. Bruss (peccato che la chiusura della Libra ci abbia impedito di sapere come è andata a finire con i cipolloni), scrutavo l'edicola per abbrancare al volo il successivo Romanzo d'Urania (annunciato come Non sarà più agosto; quanto ho fantasticato su un possibile anno di 11 mesi e che delusione quando sulla copertina vidi scritto il più prosaico Non sarà per agosto; delusione rientrata appena inizia a leggere lo sconvolgente romanzo di Kornbluth e Pohl) o il secondo numero di Galassia (non con molta trepidazione, debbo dire, il primo numero non mi era rimasto impresso in modo particolare) quando agli occhi mi balzo una strana copertina con un grosso 13 in bella mostra: I Narratori dell'Alpha Tau. Archivi del Futuro. In copertina, nonostante il freddo, figurava una donna distesa, che sembrava nuda.
Mio padre era estremamente liberale con le mie letture e non avrei avuto problemi a portarmi a casa una rivista con una copertina così sconcia, ma mia madre vegliava sulla mia virtù e quindi dovetti trovare un nascondiglio per questi libricini.
Sfogliando la rivista tirai un sospiro di sollievo. Nonostante il 13 in grande rilievo si trattava del primo numero. Edito a Roma dalla casa editrice Irsa Muraro (nome affascinante) era diretto da Dino de Rugeriis, che avremmo visto coinvolto in tutte le iniziative romane.
La copertina era di Mario Todarello, in arte Toda, che avrebbe illustrato tutte le copertine della serie.
Di un inconsueto formato, più lungo che alto (117x170), almeno per i primi 4 numeri dava 144 pagine illustrate per un prezzo relativamente caro: 150 lire (20 lire in più di un Urania).
Il formato non deve aver incontrato il gusto degli edicolanti (difficile da esporre) tant'è che la collana ritorna, con il numero 5, ad un orientamento più tradizionale (170x110) e per meglio attrarre di più il pubblico le donnine in copertina mostrano qualcosa in più.
Il primo numero conteneva un non memorabile romanzo breve di Sigma Jhon (probabile pseudonimo di Vera Cagnoli, visto che la stessa figura come traduttrice), Allarme a Silva Zero.
Tutti gli autori avevano come nome una lettera dell'alfabeto greco ed un cognome americaneggiante assomigliante ad un nome, tant'è che sia il Bertoni-Missiaja (1968) che il Pilo (1979) elencano questi pseudonimi secondo il nome invece che secondo il cognome, come se fossero stati indicati in copertina alla maniera giapponese o ungherese.
Se non vado errato, l'estate del 1956 era stata l'estate dei dischi volanti. Praticamente tutte le storie infilavano, magari a sproposito, un disco volante, seguendo la moda del momento.
Nonostante le donnine "nude" e i dischi volanti che erano di moda, la rivista non riuscì a superare l'estate e con il numero nove scomparve senza particolari rimpianti da parte mia.
In effetti, l'unico titolo che mi appassionò fu Fronte del sole, di tale Omega Jim, che nascondeva un autore con i fiocchi: Peter Kolosimo.
Quand'ero piccolo ero molto deciso nei miei giudizi e non elencavo in Catalogo materiale non degno.
Questa collana non è quindi mai stata registrata nelle prime due edizioni.
Invecchiando decisi di non badare al giudizio estetico e quindi iniziai a registrare tutto (esclusa la fantascienza porno, entrata in Catalogo solo molto più tardi, sotto le spinte di Pino, Vittorio ed Eugenio).
Quando cercai di recuperare, una decina di anni dopo, dal nascondiglio in cui li avevo messi, questi volumetti (letti, non li avevo più ripresi in mano), non li trovai più.
Mia madre, trovatili, mai pensando che potessero essere miei, li aveva fatti sparire, per tutelare la mia moralità.
Solo pochi anni fa, tendenzialmente per inerzia, ho riacquistato, a caro prezzo i libricini diventati nel frattempo preziosi. Non fatemi pensare a quanto li ho pagati, per di più in condizioni non eccezionali.
I collezionisti si devono accontentare di questa indicazione di massima.
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