Poi iniziarono le crisi di rigetto. Tina arrivò al laboratorio e trovò Kershaw con alcune guardie armate. Sajiko, Cardosa e gli altri assistenti stavano discutendo animatamente.
- Finora avete goduto dell'appoggio della Le Blanc, ed è l'unico motivo per cui siete stati lasciati in pace - ringhiò Kershaw. - Ma adesso basta. La responsabilità del fallimento è tua, quella della salvezza della base è mia.
- E' pazzesco! - L'aspetto di Rioda Sajiko era disfatto, il volto annebbiato dalla fatica. - Non puoi pretendere che ci sottoponiamo a un'operazione del genere, che razza di vita sarebbe?
- Quale operazione? - Tina non aveva mai visto Sajiko così disperato. - Di che state parlando?
Kershaw si girò di scatto. - Parlo del salvataggio del Genitore e di noi stessi. D'ora in poi tutte le risorse saranno indirizzate a questo scopo e tutti, voi compresi, lavorerete per la realizzazione del programma di sopravvivenza. Tutte le altre operazioni saranno interrotte; questo laboratorio non è indispensabile per cui dovrà essere chiuso.
- No! - urlarono simultaneamente. Gli assistenti vennero tenuti a bada dalle guardie mentre Tina protestava. - Sei pazzo, la Le Blanc non lo permetterà!
- Voi obbedirete a me! - Gli occhi grigi del Tecnologo s'infiammarono di porpora scura. Abbaiò a Sajiko: - Le tue attrezzature sono requisite, entro domani me le consegnerai. Per ora è tutto. - Abbandonò la stanza come un parassita alieno lascia il suo ospite dopo avergli succhiato l'anima. Tina sbuffò. - Ma può farlo? E poi cos'è successo? S'era deciso di lanciare un monitoraggio per capire l'evoluzione della crisi.
- Sono intervenuti fatti nuovi. - Sajiko si sedette pesantemente massaggiandosi le tempie. - L'entità del rigetto è molto più rapida e profonda di quanto pensassimo. Primo Sol non ha gradito la nostra cura e ci sbatte fuori.
Tina si sedette davanti a lui con le mani sulle ginocchia. - E' così estesa?
- Non è tanto l'estensione territoriale ma la profondità, come ho detto. Tutta la penisola su cui ci troviamo subirà degli effetti devastanti, com'è ovvio perché la terraformazione è iniziata da qui, mentre l'ecologia modificata degli altri continenti resisterà molto più a lungo.
- Possiamo resistere anche noi. In fondo fra un anno arriverà la prima nave.
- Un anno? Forse non abbiamo neanche un mese. - Il silenzio s'impadronì della sala. - Su tre cose Kershaw ha ragione: le strutture esterne del Genitore non reggeranno. Senza mezzi di locomozione per tutti non possiamo andare da nessuna parte e quindi è necessario dirottare tutte le risorse per la difesa della base. E per ultimo, la responsabilità di tutto ciò è mia. - Sajiko sorrise debolmente.
Tina si guardò intorno, leggendo negli altri Vitalisti il suo stesso sconforto. - Ma in fondo lo sapevamo. Dall'inizio dei rigetti due anni fa abbiamo studiato un programma che ci permetterebbe di sopravvivere.
- I programmi di Kershaw sono diversi. - Cardosa le diede una lente di memoria. Tina lo inserì nel suo lettore sull'avambraccio e scorse rapidamente cifre e parole. - Vuole riprogrammare le cellule robotiche per interfacciarci con il nucleo del Genitore? - esclamò stupefatta.
- Già. Significa diventare tutt'uno con una macchina. Funzionerà senz'altro, i suoi ingegneri sono molto in gamba. Ma significherà la morte della nostra concezione di vita. - Sajiko si rivolse verso uno degli schermi di controllo del perimetro esterno: Nanami era nervoso, faceva brevi salti sbattendo furiosamente le ali.
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