"L'eroica comandante Rosie Binds stava immobile, scrutando la minacciosa flottiglia aliena schierata in posizione d'attacco, ormai perfettamente inquadrata sul visore esterno. Come al solito, anche nell'imminenza del pericolo, il viso quadrato solcato da fitte rughe si manteneva inespressivo, e lo sguardo dei piccoli occhi scuri non lasciava trasparire nessun timore. Passò una mano a ravviare i corti capelli brizzolati, quasi in un gesto automatico.
Tutti sul ponte guardavano la comandante, la sua familiare, solida figura bassa e tarchiata, così rassicurante, attendendone gli ordini.
Ma lei in particolare avvertiva su di sé lo sguardo del bellissimo guardiamarina Davy Beckham, arruolato proprio in quell'ultimo viaggio. Si permise di sorridere internamente: non le era sfuggito come il giovane cercasse sempre di attirare la sua attenzione, mostrando intenzionalmente il guizzare dei muscoli scolpiti sotto l'uniforme di maglia traforata. La comandante Binds era sicura che prima della fine del viaggio, se i berluswkas non li avessero annientati in quella battaglia, quel giovane sarebbe stato suo, perché dopotutto era quello che anche lui voleva..."
No, non ho preso un colpo di sole e non si tratta neanche di una crisi da menopausa. Con questa improbabile Rosi Bindi in versione astrale volevo solo divertirmi a rovesciare per una volta i cliché di un certo genere, invertendo i ruoli. E se questo vi sembra abbastanza grottesco, perché non trovare altrettanto assurda tutta una serie di eroi anzianotti e bruttarelli, persino panzoni come il capitano Kirk, che trovano continuamente sulla loro strada legioni di bellone mozzafiato pronte a cadere ai loro piedi come pere spiaccicate?
Lasciatemelo dire, una buona volta: se è vero che, almeno fino a qualche tempo fa, un adulto appassionato di fantascienza era considerato dai "normali" con diffidenza, con compassione, e rischiava l'ostracismo sociale, tanto da ritenersi qualche volta un autentico masochista, allora le donne che leggevano fantascienza erano masochiste due volte.
Quante volte, al piacere delle scoperta e della lettura di piccole perle o autentici capolavori sf dell'età d'oro, si è mescolata la depressione per come vi venivano trattate le figure femminili... Ci si sentiva come intruse a una riunione di club maschile, dove gli uomini bevono, fumano, parlano in termini pittoreschi di automobili e di donne (considerate alla stessa stregua, con una certa preferenza per le auto ritenute più affidabili).
Una donna che leggeva sf, se voleva gustarsi il sense of wonder e il lato avventuroso, spesso era costretta a immedesimarsi nei protagonisti maschili. Con grave danno per la sua identità sessuale, oltretutto.
D'altra parte si tratta sempre e comunque di letteratura di genere, con dei canoni ben definiti e un pubblico di riferimento ben preciso. Ora, la maggioranza dei lettori di fantascienza (e forse anche degli scrittori) era composta principalmente da nerds ante-litteram: brufolosi, timidi, sognatori, studenti spesso appassionati di scienza e tecnologia, e con rapporti pessimi, o del tutto inesistenti, con l'altro sesso.
Inevitabile che l'itinerario fosse: storie solo al maschile, storie con personaggi femminili idealizzati, improbabili, di contorno, scienziate zitelle acide (ricordo di qualche prof particolarmente ostica), ragazze sempre stupidelle (vendetta per qualche cotta non corrisposta), mogli petulanti e insensibili (scottatura da divorzio), per arrivare finalmente alla visione pura e semplice, liberatoria, concreta, della donna dei sogni, tutta tette e sensuale disponibilità.
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