In un vecchio film di Marilyn Monroe, Quando la moglie è in vacanza, il protagonista lavorava in una casa editrice e destava le ire di un severo psicologo tedesco perché nel pubblicare un suo testo scientifico di psicologia sessuale l'aveva intitolato Sesso e violenza e aveva messo in copertina una donnina in costume da bagno. All'epoca sembrava un'americanata, ma col passare del tempo (e senza togliere nulla alla protagonista del film) è diventata una scena sempre più rivelatrice di un'epoca: quella prima delle femministe e degli adesivi "Questo offende la donna" che appiccicavano ai manifesti scollacciati.
Che la figura femminile facesse vendere era un concetto che allora si diffondeva anche in Italia, come testimoniano alcune copertine dei gialli e di Urania del tempo. Ogni tanto, a testimonianza che anche qui da noi non si ignoravano i fatti della vita, qualche immagine femminile un po' sexy era apparsa già negli anni Trenta, come nelle sovraccoperte della Romantica Sonzogno, ma in genere la figura femminile venne sfruttata dall'editoria italiana solo negli anni cinquanta, come nelle copertine della serie horror KKK e dalle Cronache del futuro. La copertina del Fantascienza Garzanti non fa punto perché era presa dal volume americano.
Negli Stati Uniti, però, l'importanza della figura femminile per il pubblico dell'altro sesso era già stata scoperta negli anni Quaranta, ma l'aspetto più interessante è come la sua maggiore presenza sia negli anni che vanno dalla fine della guerra al 1950. Non ne è chiaro il motivo: forse è collegato a un gusto per le pin-ups introdotto dai reduci, forse è una trovata degli editori per dare un po' di ossigeno a un mercato - quello delle riviste di narrativa - che cominciava a perdere lettori a causa del diffondersi dei libri tascabili.
E tra coloro che abbigliavano la donna spaziale, il grande stilista dell'epoca, l'inventore di straordinari bikini spaziali e futuristici d'oro o forse di ottone (il brass bra), è per ammissione comune Earle Bergey di Thrilling Wonder Stories e di quasi tutte le altre riviste, famoso al pari dei due praticanti del nudo femminile soft sulla gloriosa Weird Tales, ossia Margaret Brundage e Virgil Finlay, il quale, in gioventù, le sue donnine se l'è disegnate tutte. Un altro aspetto curioso di queste riviste illustrate da Bergey è che poi, all'interno, non c'era niente di morboso, diversamente da quanto accadeva nel decennio precedente.
Infatti, anche prima del 1940, negli Usa, c'era qualche immagine sexy, ma era occasionale e senza troppa malizia, a meno che non servisse a segnalare il carattere dei racconti, come succedeva per Weird Tales (i cui racconti avevano spesso qualcosa di morbosetto ed è appunto questo il bello della rivista) e per alcune riviste di orrore grand-guignolesco (oggi ricercatissime e introvabili).
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