Ma che c'entra Simon Le Bon?
La storia era oltremodo rutilante. Nell'anno 40.000 la campionessa astronauta Barbarella viene incaricata dal Presidente della Terra (Claude Dauphin) di rintracciare l'incauto scienziato che ha inventato una terribile arma in grado di distruggere il nostro pianeta. L'inventore in questione si chiama Duran Duran ed è proprio da questo, che il celebre gruppo musicale degli anni '80 ricavò il nome. Dopo aver compiuto il già citato e celebre strip-tease, Barbarella parte per la missione che la porta sul pianeta Sogo. Qui Barbarella fa la conoscenza con Pygar, un angelo cieco che la aiuta nella sua impresa, ma ben presto se lo vede soffiare dalla Regina Nera (Anita Pallenberg), che lo seduce senza pietà. Poi, dopo aver preso delle pillole che assicurano l'orgasmo con il solo contatto delle dita, Barbarella ha un rapporto sessuale con un rivoluzionario (David Hemmings) e in seguito riesce a mandare in tilt una macchina per il piacere in cui viene rinchiusa da un insolito Ugo Tognazzi. La resa dei conti con lo scienziato, avviene dopo che la nostra protagonista supera la camera degli incubi dalla Regina Nera, uno stormo di uccelli assassini, ferocissime bambole cannibali e infine un gruppo di guardie con le braccia a forma di frusta. Il film colorato e barocco anche grazie alle scenografie di Mario Garbuglia e i costumi disegnati appositamente dallo stilista Paco Rabanne, avrebbe voluto, almeno negli intenti dei produttori, parodiare le convenzioni e gli stereotipi della fantascienza delle riviste pulp e in particolari proprio di Flash Gordon, ma l'operazione non riuscì e del film, alla fine, per ovvi motivi, è passato alla storia più che altro la performance "fisica" della Fonda, che resta l'unica ragione per cui vale la visione della pellicola.
Principesse e guerriere
Barbarella uscì nel pieno della rivoluzione sessuale e, malgrado la libertà, la disinibizione e l'emancipazione del personaggio, le femministe non accolsero il film molto bene e accusarono il regista Vadim di "usare" le sue attrici (mogli) per scopi meramente voyeuristici. Forse fu proprio a causa della rivoluzione in atto dei costumi sessuali, che gli anni '70 non videro cinematograficamente grandi eroine propriamente sexy. La Principessa Leia al secolo Carrie Fisher, è senza dubbio una donna determinata e dalla forte personalità, ma, almeno nel primo Star Wars (1977) non si può certo dire che possieda una qualche carica erotica, con la celeberrima pettinatura a "cuffie" e la castigatissima palandrana bianca. Tuttavia va anche osservato che il personaggio subisce una sorta di climax erotico a mano a mano che la trilogia procede, fino a culminare nelle sequenze de Il ritorno dello Jedi (1983) in cui Leia è prigioniera nel palazzo di Jabba the Hutt, dove sfoggia un bikini metallico decisamente sexy, molto vicino agli stili delle eroine dei fumetti degli anni '30 e '40. E la sequenza in cui strangola Jabba con la catena che la tiene prigioniera è un piccolo gioiello di violenza e sensualità. Grazie a Leia, nel 1983 Carrie Fisher era diventata ormai famosa in tutto il mondo, ma nel 1977 era un'emerita sconosciuta, come lo era anche colei che due anni più tardi incarnò il prototipo finora ineguagliato dell'eroina fantascientifica. Ma nel suo caso, forse non bisognerebbe parlare di "eroina", ma di "eroe" vero e proprio. Se, per certi versi, la Principessa Leia incarna una via di mezzo sulla strada della rivoluzione dei costumi sessuali, con Ellen Ripley infatti la rivoluzione, almeno sul grande schermo, è compiuta. Così, inaspettatamente, Alien (1979) inaugura una nuova stagione femminile, dove Sigourney Weaver, una donna che si scopre coraggiosa come e più di qualsiasi uomo, combatte l'orrore puro come una guerriera vera e propria, ma senza che la sua femminilità e la sua sensualità venga stravolta dal ruolo muscolare. Anzi, è proprio grazie al magistrale contrasto con la paura, il buio e il terrore, che la sensualità e la sensibilità femminile vengono messe in risalto con lucida e penetrante acutezza prima da Ridley Scott e poi da James Cameron (Aliens scontro finale, 1986), David Fincher (Alien3, 1992) e Jean-Pierre Jeunet (Alien La Clonazione, 1997). Ma l'anno in cui uscì Alien fu anche l'anno in cui giunse sugli schermi il primo film della saga di Star Trek, e per celebrare l'evento Gene Roddenberry riservò agli spettatori una sorpresa tanto originale, quanto sensuale...
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