In questa prima puntata ho scelto di presentarvi un autore, David Mitchell, che per molti versi è l'esempio ideale di ciò di cui questa rubrica si vorrebbe occupare. Si tratta infatti di uno scrittore che sicuramente non viene percepito, e non percepisce se stesso, come appartenente al genere fantascientifico, ma che si muove liberamente tra i generi, usando la fantascienza come uno dei tanti mezzi espressivi a sua disposizione.
Nato in Inghilterra nel 1969, Mitchell è laureato in letteratura comparata, e risiede in Giappone dal 1994, dove è professore universitario. Finora ha pubblicato due soli romanzi, Ghostwritten (1999, pubblicato in Italia nel 2001 da Frassinelli col titolo di Nove gradi di libertà) e Dream #9 (2001, pubblicato in Italia sempre da Frassinelli come Sogno numero 9); il secondo è stato finalista al prestigioso Booker Prize.
Ghostwritten è un titolo intraducibile (letteralmente significa "scritto da un fantasma", ma non dimentichiamo che in inglese il "ghost writer" è lo scrittore per procura) che rende bene la struttura evanescente, fantasmatica, ma in realtà ben solida, di questo insolito libro. Il romanzo è infatti composto da nove racconti, la maggior parte dei quali è leggibile anche in modo autonomo. Si svolgono nelle più varie zone del pianeta, hanno personaggi differenti e sono scritti con stili del tutto difformi. Tuttavia esistono dei collegamenti tra un racconto e l'altro; possono essere connessioni puramente casuali (qualcuno chiama un numero sbagliato, e successivamente troviamo il protagonista di un'altra storia ricevere quella bizzarra chiamata), personaggi in comune, legami di parentela o altro, ma percepiamo chiaramente che tutte le storie sono legate tra loro in una rete bizzarra..
L'azione comincia a Okinawa, dove assistiamo alle tragicomiche peripezie di un terrorista giapponese che ha partecipato a un attentato al gas nervino sulla metropolitana di Tokyo. Proprio a Tokyo, un ragazzo orfano che lavora in un negozio di dischi riesce finalmente a trovare l'amore. Ci spostiamo poi a Hong Kong per seguire un agente di borsa in crisi, e qui appare un primo elemento fantastico: il fantasma di una bambina che vive nel suo appartamento, muta testimone dei problemi in cui si dibatte. Passiamo poi in Cina, dove percorriamo tutta la vita di una donna che ha sempre vissuto sulla stessa montagna, indifferente a un secolo di violenze e rivoluzioni. L'episodio ambientato in Mongolia è del tutto fantastico: seguiamo le peripezie di un'intelligenza disincarnata che, come la Mente di Gli strani suicidi di Bartlesville, abita i cervelli degli esseri umani sfruttandone le memorie come un parassita. Totalmente realistici i due episodi successivi, ambientati a San Pietroburgo, dove una ladra tenta di arraffare quadri celebri da un museo, e nel mondo letterario di Londra. La fantascienza comincia a fare capolino nell'episodio successivo, ambientato in Irlanda, dove una scienziata cerca di tenere nascosti alla CIA i progressi delle proprie ricerche sull'intelligenza artificiale. E trionfa nel finale, in cui un computer militare senziente, acquisiti il libero arbitrio e la libertà d'azione, si rivolge a un ignaro DJ nel tentativo di risolvere i propri dubbi filosofici.
Anche Dream #9 è articolato in nove capitoli (sebbene l'ultimo sia lasciato in bianco, come a invitare il lettore a inventarsi da solo una prosecuzione della storia), ma questa volta con un unico filo conduttore: la storia di Eiji Miyake, ragazzo giapponese recatosi a Tokyo dalla campagna allo scopo di incontrare il padre, un ricco uomo d'affari che non lo ha mai voluto conoscere e lo ha lasciato in balia di una madre alcolizzata.
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