Per Claudia, che si sarebbe ricostruita una vita con qualcun altro.
Per Marco, che forse l'avrebbe potuta amare.
Per Michela, che non avrebbe sofferto così tanto e avrebbe avuto una madre migliore.
Per me, che non mi sarei trovato di fronte al dilemma di Michela.
Del resto, analizzando oggettivamente i fatti, Michela è mia figlia, al di là di ogni ragionevole dubbio.
Adesso però sono contento di essere vivo proprio perché le persone che avevo più care me lo rimproverano. E' paradossale, ma la rabbia innesca reazioni ingiustificabili, irrazionali.
E' tardi, e il vero problema è un altro. Mi chiedo cosa ti dirò, cosa farò quando tu tornerai, Michela.
Devo farti leggere la lettera, oppure è meglio che sparisca facendo perdere le mie tracce? Ma tu rimarresti sola, e io sono pur sempre tuo padre.
* * *
E' il rumore della chiave che gira nella serratura a riscuotermi. La tua voce leggera mi chiama.- Giorgio. - Mi butti le braccia al collo. - Non riuscivo più a stare lontana da te. Sai... - scoppi in lacrime, - è stato terribile. Marco poi mi guardava con uno sguardo... Mi odia. - La rabbia monta dentro di me, verso Marco e Claudia che ti hanno coinvolta nei loro giochi di vendetta, verso di me che avrei dovuto accompagnarti nonostante tutto. Non so cosa dirti o fare per rincuorarti, ma non c'è premeditazione quando ti accarezzo con la mano nella quale tengo la lettera di tua madre. Quando te ne accorgi, non trovo niente di meglio che dartela senza commenti.
- Mamma, perché? - dici dopo una rapida lettura.
La mia mano sopra la spalla ti fa trasalire. - Giorgio, perché ci ha fatto questo?
Ti stringo a me. Avverto la pressione dei tuoi seni contro il torace e i fremiti del tuo corpo contro il mio.
- Non piangere - ti dico asciugandoti le lacrime con le guance.
- Ti prego, smetti.
Le mie labbra sfiorano le tue.
- Non così, Giorgio... - Ma mi stringi di più a te.
Cadiamo a terra, entrambi imprigionati dal desiderio che sarà la nostra ossessione, ma che sarà la nostra vendetta verso coloro che amavamo e che ci hanno procurato una sofferenza incalcolabile.
- No, non possiamo. Aspetta, farò le analisi... - Sento il leggero sussurro mentre il tuo corpo freme più intensamente.
- Non servono più - ti dico.
Le mie labbra scendono verso il bacino, sfiorando la tua pelle.
Mi rialzo un attimo fissando i tuoi occhi impauriti, ma sul tuo volto leggo la stessa voglia che sento dentro di me e che non è solo desiderio.
- Dobbiamo farlo, Michela. Per noi e per loro - dico in un sussurro delirante.
La tua bocca, improvvisamente, lascia ogni residua incertezza in cerca della mia e le nostre lingue si intrecciano in un lungo, appassionante, violento bacio.
I vestiti scivolano via come guidati da una mano estranea, i nostri corpi a contatto.
Sono pronto a pagare questo momento per il resto della mia esistenza, l'ossessione che mi consumerà sarà niente di fronte a questa ebbrezza. Mi sento libero, completamente inebriato dal mio amore. Mentre ti accarezzo i fianchi vedo la lettera di Claudia, accartocciata a terra in un angolo.
Siamo un battello ebbro, ma di gioia e di forza.
Ma basta, ho pianto troppo! Le albe sono strazianti.
Ogni luna mi è atroce e ogni sole amaro:
l'acre amore mi gonfia di stordenti torpori.
Che la mia chiglia scoppi! Che vada in fondo al mare!
- Sì, Giorgio - sospiri. - Sì, papà. Ti voglio. - E' la rabbia che esce fuori di te mentre mi chiami così per la prima volta.
Lo vogliamo entrambi.
Per il mio migliore amico.
Per Marco.
Per Claudia.
Per tua madre.
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