Nato nel 1959 ad Ancona, dove vive e lavora, Roberto Sturm è tra i redattori della webzine Intercom ( www.intercom.publinet.it) e della rivista Carmilla. La sua passione di lettore e autore di fantascienza risale agli inizi degli anni '80; i primi racconti apparvero dal 1982. Pochi anni dopo Sturm cominciò a ottenere buoni piazzamenti in concorsi di narrativa breve, sia di genere sia mainstream: risultò fra l'altro 3° classificato alla prima edizione del Premio Città di Montepulciano (1986) con il racconto Il paradiso (ri)trovato; 2° classificato al Premio Cristalli Sognanti (2000) con Vampiri & vampiri; 3° classificato al Premio Italia 1995 nella categoria "Miglior racconto su pubblicazione amatoriale" con il racconto Amici, dal quale Stefano Melgara trasse un cortometraggio amatoriale. Amici apparve anche sul n. 27 di Delos (giugno 1997); questa storia, una delle più caratteristiche di Sturm, è inoltre presente - ma in una versione riveduta - nell'antologia di autori italiani Il futuro nel sangue, che esce proprio in questi giorni come corposo supplemento di Carmilla (dettagli su www.carmillaonline.com e su www.corriere.fantascienza.com; il volume presenta 19 racconti, tutti inediti tranne un paio).
Roberto Sturm ha pubblicato una ventina di racconti, ha curato alcuni speciali per Intercom e, nel 1999, per la casa editrice peQuod di Ancona è stato curatore del notevole volume Sangue Sintetico. Antologia del cyberpunk italiano. Dal 2000 ha preso a collaborare in qualità di lettore per la peQuod, una delle iniziative editoriali che più decisamente sostengono i giovani autori italiani.
Negli ultimi tempi Sturm si è in parte distaccato dalla narrativa di fantascienza, e la motivazione che egli adduce è la seguente:
"Mi sembra - egli ci scrive - che la sf abbia esaurito l'onda lunga del cyberpunk senza riuscire a trovare una valida alternativa. Credo che, a parte qualche rara eccezione, la fantascienza abbia oggi bisogno di nuove formule che la rinvigoriscano e le facciano superare un periodo a mio parere poco proficuo. Attualmente prediligo il noir, che mi pare riesca meglio di altri generi, sicuramente meglio del mainstream, a indagare nella società, a sintetizzare i vizi e le ipocrisie del mondo d'oggigiorno. Per il resto - a parte la mia collaborazione all'editrice peQuod - da un anno e mezzo sono passato, con sommo dispiacere, dal mio lavoro di operatore di rete a una mansione prettamente amministrativa. Continuo da venti anni a fare il sindacalista - oggi più di ieri, CGIL - e a occuparmi di tante cose senza, di conseguenza, farne bene nessuna. Sono sposato e ho una figlia. Tutto qui."
Aggiungo che Sturm alla fine degli anni Ottanta fondò e curò una fanzine di notevole livello, Follow my dream, che ospitò tra l'altro storie, articoli, saggistica, recensioni, illustrazioni etc., a firma di Franco Ricciardiello, Donato Altomare, Giampiero Prassi, Mirko Tavosanis, Roberto Valle, Roberto Genovesi, Claudio Tinivella, Alessandro Bani e altri. Il n. 2 della rivista ospitava tre racconti tradotti da pubblicazioni edite in Cile e in Argentina.
Il racconto che ho scelto per rappresentare Roberto Sturm, Il battello ebbro, è certamente tipico di questo autore, il quale ama costruire storie evanescenti nelle quali la fantascienza è strumento per esaltare situazioni e psicologie insolite. Certamente c'è dell'autobiografia nei racconti di Sturm, che ho il piacere di conoscere da molti anni come persona di particolare serietà e sincerità. Psicologia e solitudine - ma una solitudine sofferta cui tutto sommato i protagonisti si adeguano a loro modo - sono, di solito, i veri ingredienti di queste storie (delle quali la già citata Amici rimane un caso quasi estremo). Sturm inoltre, consequenzialmente, ama far prendere ai propri personaggi decisioni drastiche, controcorrente. E' quanto accade anche ne Il battello ebbro, che apparve in prima edizione nel 1991 sulla interessante fanzine di Mario Leoncini L'Eterno Adamo e si classificò 3° al Premio Italia 1992 nella categoria "Racconti su pubblicazione amatoriale". Il titolo, ovviamente, è ripreso da Le bateau ivre di Rimbaud, cui si sono ispirati vari autori (esiste per esempio il celebre racconto La barca ubriaca, di Cordwainer Smith. E quanto al tema-tabù di Sturm, viene a mente anche uno dei mediometraggi di Kieslowki, Decalogo 4, per più d'una analogia, benché si tratti di opere diversissime fra loro).
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID