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di
Luigi Pachì
e
Silvio Sosio
Buon 1999 all'Homo Mechanicus
Rispetto alle visioni narrative della prima fantascienza, l'uomo tecnologico, l'uomo del futuro, l'homo mechanicus, di strada ne ha fatta certamente molta. Spesso la realtà ha superato la fantascienza. Pensiamo, ad esempio, come la rivoluzione della telefonia cellulare ha reso facile comunicare tra noi, semplicemente estraendo dalla tasca poco più di cento grammi di tecnologia. Oppure, come la televisione via satellite e Internet abbiano fatto diventare il mondo assai più piccolo e alla portata di tutti. Ebbene, l'uomo del futuro descritto nei romanzi di SF spesso non ha mai avuto a che fare con questi strumenti a cui l'homo mechanicus di oggi si rivolge quotidianamente. Crediamo sia scontato pensare che i rapporti tra uomo e tecnologia diverranno sempre più intimi. Ognuno di noi dovrà vedersela con tecnologie sempre più spinte, dalla speech recognition per accedere a un numero telefonico qualsiasi della propria rubrica personale, al riconoscimento della retina per varcare la porta blindata di casa. Quali relazioni si stabiliranno e che conseguenze vi saranno è argomento che lasciamo nelle mani dei narratori di SF del nuovo millennio. La fantascienza tecnologica potrebbe, di fatto, tentare un passo a ritroso e rivedere alcune esperienze narrative dei primi Anni Settanta, dove la science-fiction veniva utilizzata per profetizzare e per ipotizzare gli incontri che l'uomo tecnologico avrebbe avuto nel suo mondo meccanico futuro. Stiamo pensando, ad esempio, a Ron Goulart, che nella sua antologia Motore rotto blues (Urania 845 del 20/7/1980) fa ruotare molti dei suoi racconti attorno a un unico evento: il momento in cui le cose non funzionano più come dovrebbero. Chi non ha mai avuto inceppata una stampante, inchiodato un PC o il telecomando bloccato, scagli la prima pietra Ecco il momento più delicato dell'homo mechanicus, davanti ai suoi marchingegni elettronici, robot, androidi e cuori di plastica: non è tanto l'idea di una tecnocrazia impazzita, quanto, più banalmente, il momento della rottura, del guasto del proprio "giocattolo" tecnologico, qualsiasi esso sia. Questo è il vero momento della verità suprema. E' qui che l'homo mechanicus dovrà mettere in mostra tutta la sua saggezza, lasciandosi alle spalle il pessimismo speculativo descritto da un certo filone della fantascienza.
Se così non fosse ci resterebbe da sperare solo in un'ucronia, dove le cose, lo sappiamo, si svolgono in maniera diversa da quelle che conosciamo!
E a proposito di ucronie questo numero di Delos presenta un insieme di lavori davvero speciale su questa particolare e affascinante tematica fantascientifica. Ucronia, ovvero: cosa sarebbe successo se... se Hitler avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale, se il Sud avesse sconfitto il Nord nella Guerra Civile americana, se i Romani avessero scoperto l'America... storie alternative che forniscono spunto agli autori di fantascienza per storie estremamente affascinanti. Lanfranco Fabriani ha lavorato per mesi a questo speciale, che conta ben otto interventi - ai quali si aggiungono le rucriche Fantasia & Nuvole e Tesori da Bancarella, anch'esse in tema, e il racconto Torino - che vi permetterà di affrontare questo argomento da vari punti di vista, fornendo anche un bel po' di spunti per i vostri acquisti librari (nel senso di consigli, non di pubblicità...). E se il grosso del numero è occupato da questo ciclopico lavoro, non manca lo spazio per altre due chicche: un'intervista nientedimeno che col Maestro italiano dell'horror e del thriller, Dario Argento, del nostro infaticabile inviato Marco Spagnoli, e la guida a un telefilm trasmesso dalla Rai fino a qualche settimana fa, Dark Skies, curata anche dal doppiatore del protagonista John Loengard.
Ci congediamo con sinceri auguri di buone feste per tutti i nostri lettori, e, naturalmente, per un *fantastico* 1999!
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