Ambientato nel 1915, sul fronte occidentale, Deathwatch segue le disavventure di un plotone inglese, disperso nelle trincee tedesche dopo aver subito un attacco con i gas, tra loro il giovanissimo Charles Shakespeare (Jamie Bell) è sicuramente il più terrorizzato di tutti, soprattutto quando uno ad uno i suoi compagni cominciano inspiegabilmente a morire o impazziscono, avventandosi gli uni contro gli altri. La terra sembra infettata da qualcosa di malvagio e ancora più terribile della guerra che li sovrasta, qualcosa di antico e inesorabile: "ho cercato di realizzare un horror nella tradizione classica e poi ho aggiunto qualcosa di inusuale, come avviene in Alien, La Cosa da un altro mondo o Dopo la vita, pellicole che adoro e partono da una premessa molto semplice a cui vengono via via aggiunti elementi soprannaturali", spiega il regista che per rendere il suo film il più autentico possibile ha portato la sua troupe in Cecoslovacchia, poco fuori Praga, dove ha fatto scavare 3.500 metri di trincee, colmate poi con ben 27.000 litri di acqua e qualche centinaio di topi "Questa è la guerra, con i suoi reali orrori, per questo dovevamo essere il più autentici possibile", ci dice Michael Bassett.
Deathwatch è la dimostrazione dell'attuale vitalità del cinema britannico, così lungimirante dall'affidare anche a un regista alla sua prima opera, un cast di tutto rispetto, a partire dal giovanissimo Jamie Bell, di cui ricordiamo il film di Stephen Daldry Billy Elliot, affiancato da Hugo Speer (The Full Monty) e Andy Serkis, sui cui movimenti è stato digitalizzato il personaggio di Gollum in Il Signore degli Anelli - Le due Torri; "Il nostro casting director, Liora Reich, ha fatto veramente un grande lavoro", spiega soddisfatto il produttore Mike Downey, "mettendo insieme la crema degli attori inglesi e irlandesi. Non credo che attualmente ci siano altre produzioni britanniche con un cast di questo livello."
Ma il più entusiasta di tutti sembra essere Jamie Bell: "Dopo il successo di Billy Elliot ho ricevuto molti soggetti, in particolar modo dagli Stati Uniti, ma erano quasi tutti ruoli da bambino, è stato molto difficile trovare un film che mi permettesse la transizione da un'interpretazione giovanile ad una adulta", confessa l'attore, "credo che Deathwatch mi abbia offerto la possibilità di crescere come attore, andare in guerra è certamente il modo migliore di diventare adulto". Ed è proprio il personaggio di Charlie Shakespeare che ha una vera e propria maturazione sullo schermo, passando dal ragazzino codardo dei primi fotogrammi al soldato maturo che sopravvive agli orrori della guerra ed all'entità che abita le trincee. Nel finale il regista suggerisce agli spettatori il dubbio se i soldati siano già in realtà tutti morti, realizzando una pellicola con diversi livelli di lettura, da un lato offre un forte messaggio contro la guerra, ma nel contempo soddisfa l'appetito di colpi di scena, brividi, e shock di ogni aficionado del cinema horror.
"Ciò che ho voluto fare con Deathwatch è realizzare una pellicola che puoi vedere un venerdì sera con gli amici, divertirti e poi andare a mangiarti una pizza dimenticandotene, oppure discutere il film mentre ti gusti la pizza, avendo molti elementi su cui confrontarti", conclude Michael Bassett. Deathwatch ha avuto al festival la sua prima mondiale e siamo fiduciosi in una distribuzione italiana, anche se, probabilmente, solo per il mercato home video.
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