Una volta, per criticare un film non particolarmente riuscito, si usava bollarlo col lapidario giudizio "è un fumettone", quasi che emulare o richiamare il medium delle nuvole parlanti fosse, per il cinema, uno svilirsi, un abbassarsi a livelli più elementari e perciò squalificanti. Il concetto mi sembrava incongruo allora, e risulta paradossalmente rovesciato oggi.
Poiché il tempo sa consumare le sue vendette, ecco che ai nostri giorni i film di maggior successo commerciale non sono altro che trasposizioni più o meno aderenti all'originale di opere a fumetti. E fumetti di SF, per di più. Che goduria! E che rivalsa sui denigratori dell'arte delle matite e della china!
A consumare la vendetta, soprattutto, è la mitica casa editrice Marvel. Storicamente indietro rispetto alla rivale DC-Comics nella conquista del grande schermo (le pellicole tratte da fumetti DC quali Superman e Batman ormai contano non più gli anni ma i decenni) la casa di Stan Lee, Jack Kirby & compari sta compiendo oggi un exploit cinematografico con pochi precedenti nella storia della settima arte: nel giro di pochi mesi sbancano i botteghini lo Spiderman di Raimi, il Daredevil di Johnson e adesso il secondo episodio di X-Men a firma di Bryan Singer. Il tutto aspettando il verdognolo Hulk di mister "tigre & dragone" Ang Lee, e naturalmente il seguito del nostro amichevole arrampicamuri di quartiere.
Troppa grazia, verrebbe da dire. E infatti lo diciamo. E' troppo. Paradossalmente, si rischia di cadere nell'eccesso opposto. Il pericolo è che dalle parti di Hollywood i produttori cinematografici (notoriamente gente che s'intende di cinema come Berlusconi s'intende di politica) formulino con troppa facilità l'equazione "fumetto sullo schermo = soldi a palate", concludendo che una qualunque trasposizione di un qualunque fumetto produrrà inevitabilmente un film decente. E allora arriveranno i dolori (le ciofeche?).
E' per questo che, nonostante l'incontenibile emozione di vedere finalmente portate su pellicola quelle avventure che da sempre sapevamo essere così tanto cinematografiche, non possiamo che raccomandare al pubblico e alla critica equilibrio nei giudizi, spirito distaccato, indipendenza che si qualifica anche con la capacità di ridere e di additare criticamente le stupidaggini e gli svarioni di trama che devono continuare a NON essere permesse in un film. Lo sciocco e banalotto giudizio "quel film è un fumettone" non deve diventare "ok, ma tanto si tratta di un fumetto, dunque perché preoccuparsi?".
A questo punto, se chi vi scrive fosse un critico e serio professionista, chiarirebbe il punto ammorbandovi con una recensione al vetriolo di X-Men 2. Siccome invece il qui presente è un parolaio di cui si può dire ogni malignità ma mai al mondo che sia "serio", cercherà di trasmettervi le considerazioni di cui sopra attraverso un sorriso, proponendovi una parodia perfida delle avventure degli eroici mutanti nati dalla penna di Stan Lee e rivisitati dalla cinepresa di Bryan Singer. Alla prossima.
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