Ci risiamo. Ancora una volta una serie di Star Trek modifica la rotta durante la propria missione per tentare di riparare i danni subiti dal calo di ascolti. Tralasciando la Serie Classica, che appartiene ad un'altra era televisiva, tutte le serie di Star Trek hanno subito delle virate più o meno brusche durante la produzione.
The Next Generation alla fine della seconda stagione aveva davanti a sé un futuro più che mai incerto, tanto è vero che l'ultimo episodio della stagione, l'orribile Shades of Grey (Ombre dal passato), è stato fatto raccattando e incollando alla meno peggio gli spezzoni dei 47 episodi che l'hanno preceduto. La terza stagione della serie ha iniziato una serie di episodi memorabili, come Yesterday's Enterprise (L'Enterprise dal passato) e The Best of Both Worlds (L'attacco dei Borg), per citarne due, che hanno lanciato la serie verso le stelle, conquistando i favori dei fan e del pubblico in generale al punto che molti fan più giovani considerano questa la "serie classica". Nel caso di The Next Generation la svolta è stata nella qualità delle storie (gira e rigira finiamo sempre qui), non c'e' stato un cambiamento nettamente percettibile a livello di cast o di atmosfera. E' stato però quel quid che ha impresso una decisa svolta positiva alla serie.
Deep Space Nine era partita con i migliori propositi, ovvero come una vera città di frontiera stile western (genere a cui Star Trek ha sempre ammiccato), anche se gli indiani non si sono rivelati esattamente come quelli che abitavano nelle vaste aree del continente americano. In questo caso i semi del cambiamento sono stati gettati sul terreno a partire dalla fine della seconda stagione e hanno germogliato lentamente per tutta la terza stagione. La quarta stagione è quella in cui vediamo dei cambiamenti netti, quasi radicali per una serie di Star Trek: l'atmosfera si fa decisamente cupa, a cominciare dal tema musicale della sigla, e sale a bordo della stazione Worf, anche se per un po' di episodi sembrava avere la mansione del tappabuchi. Nella nuova Deep Space Nine vediamo per la prima volta la guerra da vicino (c'era anche nella Serie Classica, ma sembrava sfiorare le storie) e gli autori delle storie sperimentano per la prima volta gli "archi" di storie, ovvero delle storie che si sviluppano per più di due episodi, nelle sequenze dei primi sei episodi della sesta stagione e degli ultimi dieci della settima stagione. Questa serie non ha riscosso i vasti favori della precedente, ma ha diviso il fandom in due: quelli che la considerano la migliore e quelli che la considerano la peggiore. E' una serie che fa riflettere, che mostra il modo dopo aver ingoiato la pillola rossa, ma è anche una serie dove il concetto di coralità dei protagonisti e dei coprotagonisti raggiunge livelli che non sono ancora stati eguagliati in Star Trek.
Anche Voyager, dopo una partenza un po' a strappi con dei nemici onestamente un po' ridicoli, quali erano i Kazon, ha ripreso vigore attingendo ad uno stereotipo e a un nemico il cui successo era collaudato. Mi riferisco, ovviamente al cambio della guardia a cavallo della quarta stagione tra Kes, oramai finita in un vicolo cieco narrativo, e la formosa bionda con occhi azzurri Sette di Nove, di provenienza Borg. Braga doveva amare moltissimo tanto l'una quanto gli altri, visto che i Borg sono riusciti ad incrociare in vari modi il percorso dei nostri fino all'ultimo episodio della serie. In questa serie, però, mi sento di registrare nella "seconda parte" della produzione il maggior numero di episodi "non tanto belli" rispetto alle due serie precedenti.
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