Michele, che fino a qualche anno prima era nel gruppo anti-Jordami; Michele, che era si era battuto per la pace con l'Austria, che si era incatenato davanti al cantiere della nuova centrale atomica in Friuli. Che aveva fatto lo sciopero della fame, che una volta era riuscito a tirare una torta in faccia al leader Jordami in persona, durante una conferenza in un hotel sul lago. Michele, con le braccia tatuate, che era stato in galera diverse volte per sommossa contro il partito, e poi l'aveva sempre fatta franca per mancanza di vere prove.
Un guerriero che ora era lì, tutto rosso, con in mano un braccialetto con incastonati un paio di cuoricini, a balbettare come un bambino e a chiederle, preoccupatissimo, se il braccialetto le piaceva. Attendendo la reazione di Barbara con le sopracciglia alzate.
Ora, alcuni anni dopo, Barbara, con i capelli tagliati corti e arruffati, seduta su una panchina davanti alla piccola cascata del parco, rigira il regalo fra le mani, affettuosamente. Sorridendo e singhiozzando insieme. E una vecchietta le si siede accanto e, preoccupata, le chiede
Oooh. Cos'hai, piccola? Cos'hai, mmm?
La settimana scorsa.
Batte sui tasti del computer e controlla un documento. E' nell'ufficio di una banca dati del Governo. Barbara è una giovane di trentun anni, con i capelli neri, lunghi, con uno di quei sorrisi che lo guardi e ti squagli. Lavora lì da un anno e si è inserita perfettamente. Lo squillo del suo FP-wap, e Barbara legge il messaggio.
C'è scritto semplicemente:
ADDIO.
Preme i tasti per controllare.
Numero mittente:
MICHELE
16:23 11 Ott
Allora succede qualcosa, e non è più la stessa. Prima non capisce. Poi pensa. Comincia a sentirsi a disagio, riflette ancora, un'orrenda intuizione entra in lei come un parassita, Barbara batte sui tasti sempre più svogliatamente, scende una lacrima sulla sua guancia, la asciuga, stringe i denti.
Infine si alza, fa una smorfia furente e sbatte il computer per terra e grida forte, e il Direttore e due uomini della sorveglianza accorrono.
Ma.
Ma non è tutto.
Barbara, nel suo letto d'ospedale, sta sognando e ricordando. Incubi di fuoco, e si agita, increspa il viso da fanciulla. E' successo qualcosa. In quell'ADDIO c'è un mondo intero.
Il motivo stesso per il quale si trova in quell'ospedale psichiatrico.
E poi tutto riappare, finalmente, e i tasselli del puzzle si ricompongono. Qualcuno quella sera aveva bussato alla porta. Sì.
Non c'era stato nessun ladro, nessun uomo era entrato in casa loro con una pistola. E' stato tutto un sogno, anzi, peggio: hanno fatto in modo (chi? Quelli dell'ospedale? Lo deve scoprire) che lei credesse a una diversa versione dei fatti, ma perché?
La realtà era questa, adesso Barbara la ricordava bene: lei e Michele che tornano a casa dopo essere stati al teatro.
Michele che le parla ancora di quei files riguardanti un uomo politico della città, dice che ci sono delle foto, delle prove, e vuole inviarle per pubblicare tutto.
Un paio d'ore più tardi bussano alla porta, e Michele apre. C'è un uomo vestito di grigio con una macchina fotografica in mano: scatta una foto a Michele e fugge.
Barbara è preoccupata, Michele nervoso: forse qualcuno sa qualcosa, meglio stare attenti. Un paio di telefonate, e anche gli altri del Movimento sono avvertiti. Massimilianno, Giovanna, Daniele. Ragazzi, ci stanno controllando, state attenti. State attenti.
Il giorno seguente, Barbara si reca al lavoro. Riceve una telefonata da Michele, lui le dice che per motivi che ancora non sa sta per essere interrogato dalla polizia. Tutto ok, comunque, continua a ripetere: la chiama più tardi. Promesso.
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