Misha osservò la vasca e l'enorme numero di cavi che ne fuoriusciva andandosi a collegare ai computer presenti nella stanza.

- In cosa l'avete trasformato, Dio mio...

- In un pioniere, a suo modo - rispose Karsk. - Involontario magari, ma pur sempre un precursore. Dopamina, betrofina, metaxone, sono tutte sostanze sperimentali che al momento affluiscono secondo dosi precise nell'organismo di suo fratello, modificandone il metabolismo, inserendo input precisi nel cervello che senza mediazioni sensoriali è direttamente collegato al computer tramite il liquido connettivo che può vedere, e che funge da amplificatore. Comunque suo fratello ha dimostrato di poter aggirare la parte meccanica che ormai fa parte del suo essere. E' diventato qualcos'altro. Un successo.

- Non la passerete liscia.

- Chi dovrebbe ostacolarci? Il suo amico giornalista? - Karsk sospirò. - Ci considera davvero ben poco se pensa che non siamo in grado di bloccare alla fonte una trasmissione così elementare. Il satellite è rimasto a bocca asciutta, maggiore. E il vostro amico, grazie alle nostre procedure mediche molto rapide, si sta apprestando ad affrontare un lungo sonno ristoratore; abbiamo molte cellule libere al momento. Spero siano comode.

Misha si lasciò sfuggire un lamento; la sua mente faceva fatica a contenere tutti quei messaggi che gli si stavano riversando addosso come un fiume in piena.

- E' assurdo, è assurdo... - Stentava a riconoscere la sua voce. Ogni senso sembrava appartenere a qualcun altro.

Dal suo lato la parete era costituita da una vetrata oltre la quale s'intravedevano le rampe in ferro di una scala che scendeva. Un pozzo, e su ogni lato c'era una vetrata come quella, che lasciava trasparire gli stessi riflessi verdi. Non poteva calcolare per quanti piani quel baratro di follia scendesse in profondità.

E' davvero l'inferno questo? Quanti Yevgeny ci sono laggiù?

Non poteva permetterlo. Era qui per Yevgeny, e glielo doveva. Il pensiero di suo fratello che urlava all'infinito nel silenzio della propria mente lo terrorizzò, ghiacciandogli il sangue.

Un'esplosione di bolle agitò la superficie del liquido verde. Le dita raggrinzite di Yevgeny si contrassero. Tutti si voltarono e lui ne approfittò. Lyudin tentò d'urlare, ma le dita di Misha erano troppo in profondità nella sua trachea per permetterglielo. Gli prese la pistola e, prima che gli altri militari presenti nella stanza potessero fermarlo, esplose una serie di colpi verso i cavi che uscivano dalla vasca, scatenando una fiammata. Immediatamente i segnalatori si posizionarono tutti sul rosso e il corpo di Yevgeny iniziò a scuotersi in una serie di spasmi, con il liquido verde che prese a ribollire tracimando fuori dalla vasca.

Due uomini lo bloccarono e un colpo alla base del collo gli fece piegare le ginocchia. Pochi istanti, e il corpo di Yevgeny prese a galleggiare sulla superficie ora calma del liquido. Il generale Karsk non aveva mutato per nulla la sua espressione. Diede ordine di cambiare il cavo e di estrarre il corpo dalla vasca, dopodiché si avvicinò a Misha, lo prese per i capelli e ne piegò la testa verso di sé.

- Patetico - disse. - Il suo gesto, oltre che ad essere inutile, è stato patetico.

- Ora è senza il suo soggetto migliore, generale - mormorò soddisfatto Misha, l'accenno di un sorriso sulle labbra.

- Sbaglia, maggiore. Ne ho a disposizione un altro, con le stesse caratteristiche e l'identico talento. Spogliatelo!

Misha visse gli attimi successivi come se fosse davanti a uno schermo cinematografico, chiedendosi se certe cose possano mai verificarsi. Sentì un ago mordergli il braccio e le cose iniziarono a sfaldarsi, allontanandosi da lui. "Buona permanenza al Blocco 13", disse una voce, forse Karsk, ma era così lontana e curiosa da non sembrare vera. Poi un colpo, come cadere su una lastra di ghiaccio e romperla, col gelo che ti attanaglia ogni centimetro della pelle.