Lei traccia arabeschi di luce attorno alla sua gola, scende creando fiori attorno ai capezzoli, accarezza il ventre con dita luminose, ignora la stretta striscia di stoffa argentata che copre l'inguine, scivola discreta fino ai piedi e risale tessendo reti di stelle con le sue luci sottili.
E loro, affamati dopo tutto quel buio, fremono di piacere, si dedicano alacri ad assorbire energia. Bevono luce e la riemettono senza sosta, trasformando la pelle opaca di tutti gli umani in una superficie di argento e notte. Loro, i simbionti, il veleno gentile donato da un Argento bastardo, i compagni della sua vita, che splendono benigni alla luce della luna e al tocco luminoso di Selma.
Comincia con un lieve solletico, che lentamente si trasforma in un dolce calore, in una carezza languida e snervante che sale e sale d'intensità senza mai raggiungere l'acme. Selma gira rapida intorno al suo corpo, la luce fredda e rassicurante della sua penna sfiora le braccia, scende lenta a lambire i polsi...
Nascosti nel buio come tanti voyeurs, i clienti guardano il suo corpo coprirsi di curve e volute, di tralci e spirali, di fiori eccentrici dai petali languidi che la mano sicura di Selma riempirà con le sue luci. Un'insolita forma di body art: questo gli Opachi si illudono di essere venuti a vedere. Ma sanno, senza volerlo sapere, fingendo di aver dimenticato, che i simbionti luminescenti, mentre assorbono energia e la restituiscono come una lama d'argento, eccitano i suoi nervi, suscitando il più elusivo dei piaceri. Per questo, vengono al Kit Cat, per spiare le dita invisibili dell'artista che, senza nemmeno sfiorare la sua pelle, regalano un godimento sottile che a loro è precluso e che le mani troppo grossolane degli amanti non saprebbero mai dare.
Questa è la sua scommessa tacita con il pubblico: per quanto piacere riceva, per quanto la voce insinuante della luce sia irresistibile e le terminazioni nervose già sature di eccitazione, per quanto desideri abbandonarsi, non deve cedere. In cambio, la mano di Selma procederà sicura, senza tremare, senza sbagliare, perché i simbionti brillano a lungo e cancellare un errore non è possibile; il suo quadro vivente sopporterà paziente, senza mai concedersi.
Tutti i suoi simili sfruttano la loro elusiva bellezza, ma gli Argento non sono un popolo, anche se sono una casta, e ognuno stabilisce le proprie regole: alcuni usano la strana maledizione dei simbionti solo per dare un sapore perverso a forme d'arte convenzionali, altri, ricercatissimi, sono disposti a lasciarsi sopraffare dal piacere davanti ad un pubblico molto meno educato - e molto meno ipocrita - di questo. Se li imitasse raccoglierebbe molto più denaro di quanto non guadagni in coppia con Selma.
Lunari, Seleniti, Gocce di mercurio, Splendenti, Untori. Tanti nomi hanno coniato per loro gli Opachi, nei pochi anni trascorsi dall'inizio della parassitosi. E gli Argento ricambiano di tutto cuore: Sbiaditi, Cartavetro, Appestabili o Immuni, Collezionisti o Nonmitoccare. Gli Argento non si considerano più umani, e giocano ognuno per sé, ma due regole non trasgrediscono mai per non rendere la loro vita infinitamente peggiore: difendi il tuo simile, domani potrebbe toccare a te. Ma non desiderarlo mai, non mescolare i suoi simbionti con i tuoi.
Selma si alza, ben attenta a non impedire la visuale al pubblico, ispessisce qualche linea, riempie spazi che le sono sfuggiti.
- Siamo a buon punto, come ti senti? - bisbiglia sollecita scivolando alle sue spalle.
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