- Mi spiace che siate così impazienti, ci vorrà ancora tempo. - ha veramente poco da perdere, ormai, soltanto una manciata di minuti. E li spende volentieri per comprarsi un'ultima soddisfazione - Voi siete dei novellini, non degli intenditori! -, e poi, chissà, Tatuato potrebbe perdere la pazienza e usare finalmente la pistola che ha nella tasca. Gliel'ha infilata in bocca, più o meno un'ora fa, ma così, tanto per fare, nessuno ha creduto al bluff.
Il piacere gli accarezza i nervi, ma la rabbia lo tiene a bada. Prima di abbandonarsi ha ancora qualcosa da dire. Poi resisterà più che può, perché ciò che loro gli regalano è troppo privato per permettere a quei tre poveri bastardi di assistere. O forse si lascerà scivolare, perché dopo verrà il dolore, e non vi sono ragioni, oltre alla testardaggine, al desiderio inutile di rivalsa, all'arroganza, di rinunciare all'ultimo intenso godimento.
- Che diavolo stai dicendo, stronzo? Tra mezz'ora il sole ti avrà cucinato a dovere. Un Argento flambé.
Le risate salgono troppo acute, incontrollabili, rincorrendosi a vicenda, come le risate colpevoli di tre bambini che bruciano un gatto randagio. Stringe i denti, trattiene un gemito, la mente già sgombra da ogni paura, solo sorpresa di essere giunta fino lì, insieme a quel corpo legato a una trave e osservato da tre poveri esseri dall'aspetto umano.
- Vedete, siete degli sprovveduti. - Constata, non li sta accusando. - Cucinato, bah,- incredibile come lo indigni la loro mancanza di buon gusto, o semplicemente di bon ton. Quell'indignazione se la tiene stretta, la nutre, perché è l'unico rifugio contro il terrore, la paura cieca che ora non riesce più a vedere, ma che certo tornerà a ghermirlo fra qualche minuto, quando il dolore che già striscia sornione sotto l'ebbrezza avrà la meglio. - Certi spettacoli, come certi piatti, vanno gustati lentamente. La fretta è nemica dell'arte, - sentenzia alzando la voce per sovrastare l'ansito lontano di un motore - e della buona cucina.
- Piantala, Escoffier! - Ma Tatuato è curioso di ascoltare il seguito e mette a tacere gli altri con un gesto imperioso.
- Niente e nessuno può affrettare ciò che avverrà. Ormai questa faccenda riguarda me, Lui, lassù, e loro, siamo noi i protagonisti, voi siete fuori del gio...
- Fatelo tacere! - Urla Heidi isterica, scattando in piedi. Una come lei non riesce a sopportare di perdere il centro della scena.
- Non toccarlo... - Baffonero la scaraventa a sedere con una manata nello stomaco, le altre parole vengono inghiottite dal ronfare potente di un veicolo a iniettore. Tatuato osserva con interesse spassionato.
Lei si rialza come un pupazzo a molla e si getta inviperita contro il compare, sibila minacce che si perdono nel ruggito incombente.
Freni che stridono, due colpi, simili a soffi usciti da una gigantesca cerbottana, il fuoristrada si incunea a fianco dei corpi distesi di Baffonero e Heidi e si ferma a mezzo metro dalla piattaforma, cancellando il sole. Il calo di attività dei simbionti è brusco come uno strappo. Passi di corsa, un altro colpo, ancora passi: "Non si muova, userò una lancia laser" e le manette sono cerchi roventi, le catene cedono bruscamente le braccia cadono, le gambe tremano inarrestabili, ha appena il tempo di crollare fra le braccia di Stenwall.
- Come ti senti? - sussurra.
E' la terza volta che glielo chiedono, oggi, e continua a non sapere che cosa dire.
Prima è venuto "Come si sente?" scandito ad alta voce, il viso rivolto alla strada. Rintanato sul sedile posteriore del veicolo - troppo grosso, troppo veloce, i vetri oscurati troppo spessi - ascolta senza capire, tenendosi stretto al silenzio e al suo assurdo rimpianto.
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