Sia i fantascientifici che i difensori dei diritti umani guardano, usando i filtri o prendendo le distanze, però guardano queste realtà e le rappresentano perché le ritengono importanti.
Anche la seconda caratteristica comune è contraddittoria. La fantascienza viene spesso accusata di essere escapista, cosa che io ritengo, in sé, bellissima. La fantascienza può essere una sorta di casa sull'albero sulla quale salire a fare i bambini, sentendoci in un mondo più bello e felice.
L'istanza consolatoria della fantascienza ha a che fare con la difesa dei diritti umani? Io credo di sì: tutti noi che difendiamo i diritti umani dentro e fuori di Amnesty sappiamo che la nostra capacità di incidere nell'immediato è molto limitata. Ma continuiamo, perché crediamo in un futuro migliore, anche se forse irrealizzabile. Ci crediamo non necessariamente nel senso che ci aspettiamo che si avveri, ma lo teniamo presente come meta, come fantasia dentro di noi. Abbiamo da qualche parte l'immagine di un mondo senza violazioni dei diritti umani, in cui tutti sono liberi di vivere, di mangiare, di esprimere le proprie idee, le proprie opinioni. E quindi in un certo senso credo che tutti i difensori dei diritti umani abbiano questa casetta sull'albero nascosta dentro di loro.
A questo proposito c'è un racconto di James Tiptree Jr., alias Alice Sheldon. Quest'autrice ha scritti parecchi racconti su questo tema e ne ha scritto in particolare uno che non è forse tra i suoi migliori o quanto meno non è molto famoso. E' un racconto che lei aveva scritto come omaggio alla serie classica di Star Trek, apoteosi della fantascienza d'evasione se mai ce n'è stata una. Il racconto si intitola Beam us Home, Riportaci a casa, e racconta di un ragazzo come tanti, il tipico ragazzo americano medio senza un problema al mondo, semmai più inserito dei suoi compagni, che aveva rispetto agli altri una maggior capacità di rimanere sereno e un po' distaccato di fronte alla realtà.... "che era allora abbastanza prospera e pacifica. Cioé, per essere più specifici, circa settanta milioni di persone stavano morendo di fame, un certo numero di nazioni si mantenevano su tattiche di terrore poliziesco, c'erano quattro o cinque confini su cui si stava combattento, la colf della famiglia di Hobie era appena stata pestata dalla squadra di guardiani della pace del quartiere, e la scuola aveva aggiunto alla guardia armata un filo spinato elettrificato e due cani lupo. Ma nessuna delle nazioni maggiori stava sventolando armi a fissione, e la distensione cino-sovietico-americana era una realtà ormai da più di vent'anni."
Di fronte a questa situazione questo ragazzo va avanti abbastnza tranquillo, ha solo alcuni momenti di cedimento, per esempio si ubriaca in compagnia di una ragazza e sfoga la propria disperazione e a un certo punto la ragazza gli dice "Lo so che è un casino, ma perché è così brutto per te? Anch'io ci deve vivere, qui." E lui le risponde: "Ma questo è il tuo pianeta"
In seguito, il ragazzo cerca di entrare nel programma spaziale, ma purtroppo scoppia una guerra, il programma spaziale viene soppresso e lui si trova a combattere in Centro America, e nel bel mezzo di una guerra batteriologica contrae un virus mortale e mentre sta delirando ad un passo dalla morte confessa: "Io ci credevo, avevo capito tutto. Erano reali, capisci? Kirk, McCoy, Spock, e la nave... Mi avevano lasciato qui come osservatore, e sarebbero tornati a prendermi. Sarei tornato a vivere nel mondo vero, dove ci sono gli esseri umani veri. (...) Non che ci credessi, proprio, sapevo che era uno show... (...) ma era lì, nello sfondo, sotto tutto quello che facevo, e non importava quello che succedeva attorno a me: stavano venendomi a prendere."
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