Sesso, bondismo e parodie

Il sesso.

La regola del bondismo prevede due donne, una buona, con la quale 007 si sollazza a fine missione, e una cattiva, che finisce male. OK. Niente di male. Senonché, in La morte può attendere, i ruoli sono ambigui e si pretende di propinare allo spettatore una sorpresa finale. Succedeva anche in Il mondo non basta, dove la celestiale ex mela verde Sophie Marceau si rivelava complice del malefico Renard e l'americanissima e stizzosa Denise Richards alleviava la delusione di Bond. Qui la partita si gioca fra Rosamund Pike, che interpreta Miranda Frost, gelida come il significato del suo cognome, e Halle Berry, negretta e verace, pressoché mediterranea. La seconda esce dalle acque di fronte all'Avana come Ursula Andress da quelle caraibiche in Licenza di uccidere. Eppure né l'una né l'altra, indipendentemente da ciò che si riveleranno, conferiscono sensualità genuina alle rappresentazioni di eros da grafica computerizzata, perciò virtuale, al sicuro dall'AIDS. Nonostante il già citato sudore di Pierce Brosnan quando si esibisce con loro fra le lenzuola.

La sigletta obbligatoria che precede tutti i film della serie viene condita da una pallottola che si dirige verso gli spettatori. Non impaurisce, indispone. I titoli di testa, che trasfigurano in videografica le scene di tortura su Bond, hanno perso quello stile piacevolmente camp trasferitosi efficacemente dagli anni '60 ai '90. Si vede che nel frattempo è morto Maurice Binder, l'ideatore originario.

E naturalmente, poiché fuori incombe la guerra infinita di Bush, il cattivo di turno, il miliardario Graves, non vuole provocare il caos informatico e finanziario. A questo ci pensa già la globalizzazione da se stessa. No. Ecco tornare il buon vecchio incubo della terza guerra mondiale.

La morte può attendere è un film lacunoso, irrisolto e più fuori dal canone di molte parodie. Ormai il vero Bond è Austin Powers, con l'alter ego, il dottor Male. Il vero 007, quello di Fleming, aveva scelto per sé una fine più dignitosa. Nel romanzo Al Servizio Segreto di Sua Maestà chiedeva di sposarlo alla contessa Tracy di Vicenzo, figlia di Marc Ange Draco, il capo dell'Unione Corsa. La quale, subito dopo il matrimonio, veniva uccisa da Ernst Stavro Blofeld, leader della SPECTRE e nemico sempiterno di James Bond. Quest'ultimo, con il trapasso dagli anni '50 ai '60, aveva compreso che erano finiti gli anni del maccarthismo, dei duri alla Lemmy Caution, dei luoghi comuni sullo scontro occidente-Unione Sovietica.

Il suo omologo cinematografico, invece, sotto le mani di produttori e sceneggiatori, non si accorge di essere già l'imitazione malriuscita di se stesso.