Alcuni punti fermi

Massimo Teodorani al centro. A sinistra Flavio Gori è un esperto di emissioni elettromagnetiche a bassa frequenza e coordinatore europeo del NASA-Inspire Project, mentre Simona Righini, a destra, è astronomo.
Massimo Teodorani al centro. A sinistra Flavio Gori è un esperto di emissioni elettromagnetiche a bassa frequenza e coordinatore europeo del NASA-Inspire Project, mentre Simona Righini, a destra, è astronomo.
Hessdalen non è l'unico sito mondiale dove vengono osservati fenomeni "atmosferici" di questo tipo, ma è certamente il più studiato dal punto di vista scientifico. Il dottor Teodorani e il suo team hanno verificato personalmente sul campo la natura scientifica della manifestazione e sono giunti alla conclusione che il fenomeno luminoso è una manifestazione energetica di plasma e che le sfere di luce non sono singoli oggetti, ma che a loro volta sono costituiti da componenti più piccoli che vibrano casualmente attorno a un baricentro comune. Inoltre le luci cambiano continuamente forma e la luminosità è proporzionale all'area di radiazione. Infine i video hanno provato senza ombra di dubbio la capacità delle luci principali di emettere delle luci "figlie". Questo è quello che è stato possibile "vedere" con strumenti di natura ottica ed è quello su cui gli scienziati sono concordi nel ritenere che le sfere siano. Queste, insomma, sono le (poche) certezze. Come e perché le luci si formino e quale sia il meccanismo fisico che dia giustificazione del fenomeno nel suo complesso è invece ancora del tutto inspiegato.

Roba da X-Files?

Che cosa sono allora le luci di Hessdalen? Qualcuno ha fatto osservare che nella vallata esiste una base NATO, ma la spiegazione non sembra abbastanza giustificata per indurre a pensare al fenomeno Hessdalen come a una manifestazione di una tecnologia militare per quanto avanzata. Allora cosa? Un'elevata ionizzazione atmosferica concentrata dovuta ad attività solare? Conseguenze di processi geofisici, come emissione di gas dal terreno in corrispondenza di attività telluriche? Oppure, i risultati di attività geodinamiche lungo certe zone di faglia nelle quali si attiverebbero particolari fenomeni piezoelettrici in grado di liberare energia? Tutte queste ipotesi sono state avanzate da diversi studiosi, ma per un verso o per l'altro sono insoddisfacenti. Ci sono moltissime probabilità che le luci di Hessdalen non siano nessuna di queste cose. Ma se, come suggerisce Sherlock Holmes, scartando tutte le ipotesi sbagliate, quello che rimane, per quanto improbabile, non può essere che la verità, cos'è che ci rimane? Ebbene, il lettore attento avrà notato che, malgrado l'argomento potesse stimolare la formulazione di congetture di natura fantastica, di ipotesi alla X-Files, abbiamo voluto rimanere saldamente con i piedi ben saldi sul terreno della scienza, perché è il solo che abbia significato e che il gruppo di EMBLA sta battendo con passione e tenacia. In tal senso, uno degli orientamenti più recenti avanzati nella ricerca di una spiegazione dei fenomeni luminosi anomali nell'atmosfera terrestre (tipo Hessdalen, ma non solo), è quello di collocare i fenomeni in questione nell'ambito del protocollo SETV.

L'ipotesi SETV

Search for Extra-Terrestrial Visitation. E' questo il significato dell'acronimo di SETV, iniziativa che discende direttamente dal SETA (Search for Extra-Terrestrial Artifacts), a sua volta figlio del più conosciuto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), ed è all'interno delle metodologie suggerite dal SETV che il dottor Teodorani ritiene si possa tentare di inquadrare la spiegazione di un fenomeno come quello con le caratteristiche riscontrate a Hessdalen. Quello che contraddistingue in maniera netta il SETV da approcci "esotici" a una materia così delicata e per questo così a rischio, è l'approccio metodologico scientifico all'investigazione di un fenomeno che deve essere dunque affrontato con una buona dose di scetticismo e rigore scientifico. Va altresì detto che non è lo scopo primario del SETV la ricerca di prove di presenze di intelligenze di altri mondi sul nostro pianeta, ma piuttosto di collezionare il maggior numero possibile di prove, analisi strumentali, misure di parametri fisici e quant'altro possa servire ad aumentare le conoscenze di fenomeni atmosferici tutt'altro che facili da catalogare inequivocabilmente come naturali o artificiali. Per questo il fenomeno Hessdalen rientra pienamente nel programma SETV.