La preparazione
Il primo passo è stata la raccolta del materiale. Scelto rigorosamente dal direttore, Curtoni, sulla base di propri contatti e su una selezione proposta da Franco. Oltre ai racconti venivano scelti anche i primi collaboratori per la parte delle rubriche: da Giuseppe Lippi, oggi curatore di Urania ma all'epoca colonna di Robot e persino curatore degli ultimi dieci numeri; Ugo Malaguti, il direttore della rivista più longeva in Italia, Nova SF*; Valerio Evangelisti, che non ha bisogno di presentazioni; Giovanni Mongini, collaboratore abituale della vecchia Robot come pure Remo Guerrini, oggi direttore di Selezione e che arriverà dal secondo numero.
Con tutti, patto di segretezza assoluta. Nessuno avrebbe dovuto sapere cosa si stava preparando.
Alla fine di ottobre del 2002 ci fu però una fuga di notizie. Sulle mailing list rimbalza la notizia che il sito personale di uno scrittore annuncia l'uscita di Robot per il dicembre 2003. Per fortuna il mese prima era uscita in edicola un'enciclopedia a fascicoli intitolata proprio Robot, abbinata a un kit di montaggio per costruirsi un robottino giocattolo. Qualcuno avanzò l'ipotesi che l'autore dell'annuncio - che nel frattempo veniva fatto sparire dal curatore del sito, al quale era stata fatta notare la gaffe - avesse fatto confusione con la rivista a fascicoli, e senza altri riscontri il piccolo clamore si spense.
Il progetto grafico era stato affidato al sottoscritto, che doveva affrontare un problema non da poco. Non si poteva utilizzare il progetto grafico originale, sia perché, giustamente, si trattava di proprietà intellettuale dell'art directore dell'epoca, Antonella Caldirola, sia perché per quanto rimasto nell'immaginario collettivo quel progetto era adatto agli anni settanta, ma dall'aspetto decisamente obsoleto per gli anni duemila. L'uso intensivo di filetti, le geometrie squadrate, la scelta delle font lo caratterizzavano inevitabilmente come prodotto del passato.
Si trattava quindi di rinfrescare, rinnovare, senza però perdere la continuità col passato. Nella gallery abbinata a questo articolo si possono vedere tutti i vari tentativi, che hanno poi portato a qualcosa di molto più legato alla versione originale.
Molto importante per la caratterizzazione della grafica è stata, secondo me, la scelta delle font; il Minion per la narrativa e soprattutto il Myriad per la saggistica e tutto il resto, una font molto moderna, molto elegante, dolce e nitida, utilizzata anche dalla Apple Computer e della rivista Applicando.
L'impaginazione è avvenuta su software Adobe InDesign 2.0, su un PowerMac biprocessore con sistema operativo MacOS X.
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