Dal canto loro, invece, gli altri mezzi sono sempre a una certa distanza dalla perfezione perché, in un modo o nell'altro, ci vengono imposti. Per questo, benché anch'io - lo confesso - sia stato trascinato all'esultanza dalla notizia della mega-produzione di Il Signore degli Anelli (e ora, ahimé, me ne pento amaramente!), sono sempre stato contrario alle trasposizioni cinematografiche. Almeno quelle ricavate dai bei libri. Ma non perché da un buon libro difficilmente si può trasporre un buon film, o perché se il libro è mediocre, allora il film avrà più probabilità di riscattarlo. Esistono ottimi film da buonissimi libri. Arancia meccanica di Anthony Burgess (romanzo)/Stanley Kubrick (film) ne è un fulgido esempio. La questione è assai più sottile e risiede nel fatto che la "vista" è un senso permanente e condizionante. Ed ora che abbiamo visto La Contea, il Balrog, Gran Burrone, Arwen e tutto quanto il resto, non ci sarà più concesso di immaginarle.
Per questo Mr. Jackson è colpevole! Colpevole di aver ucciso la Fantasia proprio nella Terra della Fantasia stessa. E, ironia della sorte, Mr. Jackson è tanto più colpevole, quanto più la sua opera è riuscita ad "approssimare" la visione letteraria tolkeniana. Perché ciascuno di noi si rende conto che quello che si vede sullo schermo è davvero, a buon diritto, uno dei Signori degli Anelli possibili. Per così dire "una copia valida". Con l'occhio criminale delle sue macchine da presa, Mr. Jackson ha rubato le Fantasie di milioni di persone, le ha distillate e, infine, le ha forgiate in un'unica Fantasia-Tipo cristallizzata, codificata, formalizzata. Mr. Jackson ha operato delle scelte e le ha messe coerentemente e coraggiosamente in pratica, pur mediato dal budget, dalle (grandi) possibilità degli effetti speciali, dal tempo a disposizione, dalle capacità di attori e tecnici, dai capricci della casa di produzione e dalle imprevedibilità del caso. Ma la nostra Fantasia non ha niente di tutto questo, non è mediata dalla corruzione della celluloide. E il prodotto cinematografico che ne è uscito fuori, per quanto riuscito e sontuoso, è in fin dei conti la via-di-mezzo della Terra-di-mezzo, in cui molti potranno riconoscere anche parte delle cose che hanno sempre immaginato, ma sarà sempre fino a un certo punto. Vi ho sentito dire: "I Cavalieri Neri me li sono sempre immaginati così." o "Bilbo Baggins è perfetto!" Ma ne siete davvero sicuri? Quello forse assomiglia al "mio" Balrog, ma non è il "mio" Balrog. Quello sembra il "mio" Legolas, eppure nello stesso tempo non lo è. Le immagini di Jackson forse si avvicinano alle vostre, ma non sono le vostre immagini. E questo non è tutto.
A onor del vero, va detto che non è la prima volta che "vediamo" Il Signore degli Anelli. A parte la bella versione a cartoni animati di qualche anno fa, in cinquant'anni, disegnatori di mezzo mondo si sono cimentati nella riproduzione - talvolta davvero di rara bellezza - delle suggestioni del libro. Perché forse nessun altro libro al mondo è mai riuscito a fondere insieme in maniera così compiuta e autorevole elementi di mito, realtà, fantasia, storia e magia, costruendone una geografia e una genealogia completa, e suggerendone un iconografia speciale. E tutto questo ha contribuito a convincere gli artisti a cimentarsi a dare colore alle proprie visioni. Perché anche loro, allora, non dovrebbero essere colpevoli, proprio come Mr. Jackson? Non ci hanno forse "imposto" il loro personale punto di vista?
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