Arrigo Potta e la Pietra Geometrale
di J. K. Rowling?
Il signor e la signora Limoni erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi cose strane e misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano. Perciò, quando la grossa busta da lettera apparve nella cassetta della posta di casa Limoni, fu per loro una gran sorpresa. Sulla pergamena giallastra, accanto a un complicato sigillo di ceralacca, c'era scritto: Signor Arrigo Potta, Sgabuzzino delle Scope, via di Tor Pignattara 72, Roma.
Il signor Limoni, preoccupatissimo, corse con la lettera in mano dalla moglie. - Ahò, Erminia, leggi un po' 'sta robba!
La signora Limoni aprì la busta e spalancò la bocca. - Oddio oddio! E' l'invito della scuola di stregoneria del Castello di Braccianone!
Il signor Limoni sospirò di sollievo. - Menomale, me credevo che era 'a multa pe' er canone Rai... ndo' sta Arrigo?
- Di sopra. Ho visto Ivano prenderlo a calci nel culo per tutto il corridoio.
- Ahò, vallo a prenne e portalo a carci in culo qui: devo farce un discorsetto.
In quel momento un undicenne mingherlino con gli occhiali riparati col nastro adesivo e un ciuffo di capelli neri spolverati di forfora discese le scale a rotta di collo, mentre un coetaneo più rotondetto lo inseguiva bersagliandolo con la cerbottana caricata a caccole.
Il signor Limoni l'agguantò per l'orecchio. - Arrigo, t'hanno preso alla scuola de maggìa, così finalmente te spedimo laggiù e ce liberamo de te, che colle tue stranezze da paragnosta c'hai proprio rotto li cojoni.
- Così la smetti di spaventarci. - approvò la signora Limoni - Come quando fai cadere col pensiero le teglie di parmigiana senza sottilette Kraft, o quando fai scappare i serpenti dallo zoo di Villa Borghese.
- O quando hai fatto vincere lo scudetto alla Lazio. - aggiunse il rotondetto Ivano.
- O quando hai trasformato un cantante di pianobar pidduista in Presidente del Consiglio. - la signora Limoni scosse la testa - Quella volta l'hai fatta proprio grossa.
- Va' a prepara' le cose tue, così te porto a' stazione e te levi de torno. Ah, è chiaro che pe' li libbri, er gufo, 'a bacchetta e tutte l'altre strunzate nun caccio 'na lira.
Eccitato nonostante tutto, Arrigo corse in camera sua (o meglio, nel suo sgabuzzino) a fare le valige, non prima di essere inciampato sulla caviglia perfidamente protesa del fratellastro Ivano ed essere finito con le gambe all'aria e la faccia nella cassetta del gatto. Mezz'ora dopo, la Panda dei coniugi Limoni si allontanava, col piccolo mago a bordo, da Tor Pignattara, mentre nel cortile di casa Ivano cospargeva accuratamente di benzina tutto ciò che Arrigo aveva lasciato e poi appiccava il fuoco tra orribili sghignazzi. Perché i Babbani, si sa, sono una razza invidiosa e cattivissima.
Il signor Limoni depositò Arrigo sul marciapiede della stazione Termini, gli sbatté in mano la busta della scuola di stregoneria e si affrettò a rimettere in moto, perché l'incontro all'Olimpico stava per cominciare, e chiaramente la partita era l'unico motivo per cui aveva preso la macchina, altrimenti avrebbe mandato via Arrigo con l'autostop, e grazie tante.
Secondo la lettera, il treno per Braccianone sarebbe partito alle dodici dal binario nove e 3/4. Il ragazzino scrutò accuratamente tra la banchina numero nove e la numero dieci, ma non c'era una mazza. Provò a chiedere informazioni in giro, ma come tutti sanno l'ultimo ferroviere italiano mise piede a Termini nel lontano 1982: fu apostrofato in albanese, in cinese e in pakistano, ma non riuscì a capire dove cazzo fosse il binario nove e 3/4.
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