Forse, il primo ad accorgersi che qualcosa starà succedendo, sarà un Sensore Pulviscolare Orbitale. Gli sarà sufficiente qualche nanosecondo di calcoli per capire che, abbassatasi sotto i 120 chilometri di altezza, l'orbita di quell'oggetto si starà trovando in rapido decadimento. Allora passerà in rassegna il database di tutti gli oggetti in orbita, ma probabilmente nessuno corrisponderà per forma e dimensioni. Insomma, quella sfera non dovrebbe trovarsi qui. A questo punto l'SPO avrà due scelte possibili: impartire un ordine di disintegrazione immediata, oppure comunicare i dati e attendere ulteriori istruzioni. Il sistema IA dell'SPO avrà superato brillantemente i più sofisticati Test di Turing e, giacché non riuscirà a intravedere immediati pericoli, si limiterà a inviare al Nucleo una comunicazione come da programma. Dopodiché si metterà in stand-by e continuerà a galleggiare placido a 40.000 chilometri di altezza dalla superficie del pianeta, consapevole e soddisfatto di avere fatto tutto quanto poteva e doveva.

Dopo un certo numero di pulsazioni di Cesio-133, il clock interno dell'SPO riporterà tutti i sistemi nel [modo veglia]. L'oggetto sarà ancora lì, ma la sua orbita starà raggiungendo la fase critica. L'SPO lo osserverà in silenzio. Inerte, completamente passivo. Niente radiazioni, né segnali di alcun genere. L'oggetto possederà solo due specie di mozziconi ai lati. Se il sistema cognitivo dell'SPO avesse implementato il concetto di "uccello", probabilmente saprebbe ritrovare una certa somiglianza con quello che resta di un paio di ali. Invece la migliore definizione che l'SPO riuscirà a dare dell'oggetto è [capsula]. E, senza ragioni, quella conclusione gli provocherà un lieve sovraccarico. Dopodiché, ripresosi da quell'attimo di debolezza, l'SPO si metterà a valutare posizione, velocità e traiettoria dell'oggetto e scoprirà che si andrà a schiantare alle coordinate Nord 43° 50' 34", Est 10° 30' 15" tra 26h 35m12s, nella fortunata ipotesi che riesca ad attraversare l'atmosfera indenne. Ad ogni buon conto, non avendo ricevuto alcuna istruzione in merito, l'SPO si limiterà a far scattare un conto alla rovescia e a inviare al Nucleo i nuovi dati. Del resto a quel punto la situazione non sarà ancora disperata e ci sarà ancora spazio per intraprendere azioni drastiche. Stavolta però l'SPO non andrà in stand-by, ma si metterà a fissare quella sfera silenziosa, la cui vista gli incrementerà in maniera inconsueta certi potenziali di margine. E la cosa non gli dispiacerà, tutt'altro. Se l'SPO avesse implementata una subroutine per l'immaginazione, potrebbe pensare si tratti di un veicolo alieno, di un'arma d'invasione o di un animale unico nel suo genere. Invece niente di tutto questo. L'SPO lo osserverà e, a suo modo, si emozionerà come di fronte al ritratto di un antenato.

Quando il conto alla rovescia sarà arrivato a meno venti minuti, essendo tutti i canali di ricezione rimasti muti, l'SPO si troverà in condizione di dover decidere e, a questo punto, la scelta gli apparirà automatica: nessun potenziale di contraddizione da risolvere, nessun conflitto da superare. Tutti i parametri decisionali saranno unanimi. Benché la scelta gli provocherà qualche scompenso di campo, l'oggetto dovrà essere distrutto prima che scompaia negli strati bassi dell'atmosfera. Il codice di trasmissione partirà con la sequenza di autorizzazione, dopodiché seguiranno le coordinate dell'oggetto e, infine, l'ulteriore conferma alla richiesta di distruzione. Terminato l'invio dei codici, l'SPO resterà in attesa. Non sarà la prima volta che attua una procedura del genere. Ci saranno stati molti casi precedenti, l'ultimo dei quali sarà datato molte migliaia di anni fa. E ogni volta che era successo, erano seguiti un lampo e un'esplosione. Stavolta invece niente. Tutto resterà tranquillo e, mentre un'incandescenza insolitamente intensa testimonierà l'inizio del rientro dell'oggetto nell'atmosfera, i potenziali dell'SPO si alleggeriranno in una specie di sospiro di sollievo elettrico.