- Non serve, so che hai detto la verità, altrimenti non mi avresti salvato la vita...

Maggie gli abbottonò distrattamente il penultimo bottone della camicia poi gli mise in mano la capsula vuota di tetrasinthinsulina, che adesso conteneva il chip da cinquanta milioni di nuovi yen e gli disse:

- Questo conclude il nostro patto. Ti lasceremo all'Holy Trinity Hospital...- poi aggiunse - Rafe, ci rivedremo?

- Certamente... - rispose Rafe e si accasciò stremato, stringendo in mano la sua nuova vita.

* * *

Quella sera il Maze era pieno come un uovo ma Maggie sedeva da sola in uno dei piccoli séparé, avvolta dall'aria greve e fumosa del locale. La gamba ingessata le doleva un po' ma la ragazza era rilassata, come non lo era stata più da molto tempo.

Il Kranio, soddisfatto dall'esito della sua ultima azione, le aveva concesso una settimana di vacanza e le aveva persino promesso un impianto nuovo. Maggie lo aveva osservato mentre, gongolante, disponeva i suoi nuovi trofei nella teca del Maze: quella collezione di barattoli pieni di formalina era per lui come un monumento al suo successo, e ora gli occhi e i testicoli di Nakamura facevano bella mostra di sé assieme a tutti gli altri trofei di guerra del Kranio.

La ragazza fu strappata alle sue riflessioni dal rumore dei passi di qualcuno che si avvicinava al suo tavolino; pensando che si trattasse del solito Cane che veniva a infastidirla, Maggie fece per alzarsi e andare via.

Ma non era Cane.

- Aspetta, Maggie! - le disse l'Ebreo, facendole cenno di res-

tare.

- Ah, sei tu... - sospirò Maggie e si rimise comoda sulla panca, distendendo la gamba fratturata. Non vedeva l'Ebreo da ormai una settimana, la settimana che aveva trascorso all'ospedale per farsi sistemare la gamba dopo la disavventura nelle Wastelands, e aveva cominciato a chiedersi che fine avesse fatto. Aveva sentito la mancanza della sua voce nelle orecchie per tutto quel tempo e ora quasi non lo riconosceva.

Joel infatti si era ripulito: si era rasato e al posto della solita T-shirt bordeaux e dei blue jeans stinti indossava un ridicolo abito da pinguino, con tanto di cravatta. Era davvero carino ma Maggie non poté fare a meno di sfotterlo un po'.

- Allentati quel nodo che sennò ti strozzi! - gli disse.

Joel arrossì sino alla radice dei capelli e si allentò il nodo della cravatta con un gesto goffo.

- Hai da fare stasera? - le chiese, giocherellando nervosamente con l'anello che portava all'anulare destro.

- Perché? - chiese lei, perfettamente consapevole di metterlo ancor più a disagio di quanto già non fosse.

- Niente, era solo per sapere... - tagliò corto Joel, punto nel suo orgoglio maschile, ma poi aggiunse: - Beh, stasera c'è il primo concerto virtuale alla Cyber Music Hall e pensavo di collegarmi per dare un'occhiata, ma suppongo che a te non interessi, vero? Voi killer non sapete apprezzare la musica classica...

- Cosa vorresti dire? - incominciò a inalberarsi Maggie, - Credi che noi killer siamo tutti dei poveri ignoranti? Ma ti sei guardato allo specchio, sottospecie di topo della Rete col cervello di pastafrolla...

- Guarda che, in caso ti fosse sfuggito, io sono il miglior virtual-surfer della City... - la interruppe Joel, piccato.

Maggie aprì la bocca per controbattere con una delle sue risposte al vetriolo ma poi la richiuse, accorgendosi di quanto fosse grottesca quella situazione: non aveva nessuna voglia di litigare quella sera, meno che mai con Joel.

Voleva sentirsi viva e voleva un uomo vicino a lei. Anzi, ammise a sé stessa, voleva proprio quell'uomo in particolare...

- Posti in prima fila, stasera? - chiese con un sorriso pacificatore e fece cenno a Joel di sedersi affianco a lei.