- E che cazzo sarebbe? - esclamò la ragazza, esasperata.

Non aveva mai sentito un nome del genere; poteva essere una medicina, una droga, o chissà cos'altro.

- Joel! - disse a voce alta, riattivando il contatto audiovisivo con l'Ebreo. Era passato poco tempo e forse l'Ebreo era ancora nella Periferia. - Joel, accidenti, vuoi rispondere? - ripeté, irritata dal silenzio radio ingiustificato.

- Cosa vuoi? - rispose dopo un po' l'Ebreo, con degnazione.

- Senti, per caso sai cosa cazzo è la te-tra-sinth-insulina?

- Mai sentita. Deve essere qualche nuova droga sintetica. Vuoi che guardi?

- Sì, grazie... Guarda e sbrigati: l'Angel sta male.

- Mi spieghi cosa te ne frega di quello stronzo?

- Non rompere! Cerca e basta. - tagliò corto Maggie.

Aveva un debito con il giovane Angel, gli aveva dato la sua parola e intendeva mantenerla; non lo avrebbe lasciato morire come un cane in mezzo al deserto dopo che lui le aveva salvato la vita, trasportandola sulla schiena per miglia.

- Maggie? - giunse la voce dell'Ebreo, - L'ho trovata: è una specie di medicina per una malattia genetica molto rara, il diabete. Sembra che il tuo amico sia malato, eh? - ridacchiò Joel.

- Smettila di ridere come un cretino e procurati una capsula di quella roba. - lo zittì Maggie. - Se vieni senza la capsula ti ammazzo! - aggiunse e chiuse il collegamento.

Era un bluff. Non avrebbe mai potuto uccidere Joel, le piaceva troppo, ma questo lui non lo sapeva e una piccola minaccia non gli avrebbe fatto poi così male.

* * *

Il fuoristrada con a bordo Cane e l'Ebreo si fermò in una nuvola di polvere e Maggie zoppicò sino al portello posteriore.

- Dammi la capsula, svelto! - disse, strappando il contenitore sterile dalle mani di Joel, poi ritornò al piccolo fuoco da campo che aveva acceso con fatica per riscaldare Rafe.

L'Angel giaceva immobile sotto la giacca mimetica di Maggie e aveva un aspetto davvero orribile. La ragazza gli inserì delicatamente la medicina sotto la pelle del braccio inerte, massaggiandolo per favorirne la diffusione, quindi si sedette sulla sabbia, attendendo un qualunque segnale di ripresa.

Nel mentre Joel era sceso dalla macchina e scherzava con Cane che, con i piedi fuori dal finestrino, fumava una sigaretta di hashish al posto di guida; i suoi enormi canini brillavano nella debole luce della cabina.

- Oh, che carina l'infermierina! - le gridò Joel, deridendola.

- Hey, Maggie! E' stato bello fare sesso con un angelo? - rincarò la dose Cane, insensibile come sempre. Dal piccolo campo giunse la risposta di Maggie, vetriolo puro.

- Vaffanculo, Cane! Hai il cervello a senso unico!

I commenti cessarono subito e Maggie tornò a concentrarsi sul suo paziente che in quei minuti aveva cominciato a migliorare. La ragazza cercò di svegliarlo.

- Hey, Rafe! - disse, scuotendogli un braccio.

Dal veicolo provenne un coretto di derisione di voci in falsetto: - Hey Rafe! Hai sentito, lo chiama anche per nome...

Maggie non vi badò perché l'Angel aveva aperto gli occhi.

- Ciao... - le disse poi aggiunse, come stupito: - Sono vivo...

- Certo che sei vivo! - gli sussurrò Maggie. - Ho fatto portare la tua medicina... - poi tacque, incapace di proseguire.

Gli occhi dell'Angel erano incredibilmente belli, di un azzurro così chiaro che nella luce del fuoco assumevano tonalità ambrate. Maggie inghiottì a vuoto.

- Grazie... - le disse Rafe. - Hai mantenuto la tua parola.

- Ho fatto portare anche la consolle... - disse lei e fece per alzarsi per portargliela ma Rafe la trattenne, stringendole l'avambraccio con una mano.