14

La notte era d'inchiostro. Non un centimetro del disco piatto della luna si scorgeva alle spalle delle nubi rigonfie.

Alba e Moreno correvano con i polmoni dilatati nello sforzo, tenendo le distanze dagli oscuri sentieri che scavavano solchi e diritture misteriose nella poltiglia nevosa. Scorgevano ovunque i segni strascicati di stivali e scarponi e non osavano fiatare, bruciando gli ansiti del loro respiro nei polmoni, le gambe molli al limite dello stremo.

Non si accorsero della sponda di un ampio fiume nero se non quando crollarono oltre l'argine, rotolando con gemiti di spavento fino all'acqua gelida e schiumosa.

Moreno giacque riverso con il capo girato a un'angolatura impossibile, un filo di sangue che gli scavava un solco nel mento.

Alba guardò disperata le ossa rotte e contorte del compagno nella caduta, e non riuscì a muovere un muscolo, completamente paralizzata, con le gambe abbandonate nella morsa dell'acqua gelida. Moreno parve muoversi, aprì un occhio, era vivo.

All'improvviso la notte si fece carica di rumori, passi strascicati nella neve che lentamente si radunarono attorno al greto del fiume.

Alba lanciò un grido e fissò sgomenta lo sfolgorio allucinato di occhi spettrali che era apparso sull'orlo del torrente.

Le creature si radunarono tutt'intorno, scivolarono fino all'acqua, vi affondarono gli stivali di cuoio marcito e non un suono, non un singulto si alzò dalle gole rinsecchite di quelle anime corrotte.

Erano lì, ma era come se si muovessero nelle oscure paludi del regno dei morti.

15

In quale situazione s'era cacciato! La sua vita penzolava da un filo così esile che sarebbe bastato un soffio di vento per spezzarlo definitivamente.

Uniformi nere e grigie lo scrutavano da tergo, celate negli anfratti uggiosi del bosco. Davanti a lui si stendeva ripido il versante della collina che portava a Murello. Lassù, nascosti nelle nicchie silenziose delle case, si celavano sicuramente le canne brune dei partigiani, pronte ad aprire il fuoco al minimo segno di movimento.

Compresso tra due fuochi, abbigliato con i panni laceri di un partigiano ucciso dai fascisti, l'uomo avanzava cautamente allo scoperto.

- Se ti fermi o mostri esitazione, quelli si accorgeranno del trucco - l'aveva avvertito un ufficiale tedesco, squadrandolo dall'alto verso il basso. - A quel punto per te non ci sarà che l'imbarazzo della scelta: morire sulle nostre baionette o per il piombo dei partigiani.

L'uomo era sbiancato in volto, le gambe come giunchi molli al vento, e aveva cominciato a pregare: quello che ricordava della sua infanzia trasgressiva, indolente verso Cristo e i sacramenti.

E intanto avanzava.

Quando si trovò a mezza costa del pendio risuonò una voce che lo fece rabbrividire: era l'imperioso altolà di un partigiano nascosto tra le ombre.

L'uomo alzò le braccia al cielo e recitò la parte che gli avevano insegnato: senza alcun rimorso per quello che stava facendo, riuscendo a smorzare il terrore che lo sospingeva con il semplice pensiero di un domani a cui poter ancora guardare.