Le parole gli morirono in gola come un vento autunnale risucchiato dall'estate. L'uomo sgranò gli occhi verso qualcosa alle spalle di Alba, lanciò un mezzo grido e puntò la pistola.

Fece fuoco, da ogni parte gli risposero grida di terrore e deflagrazioni di spari. I mortai tacquero a uno a uno, e improvvisamente Alba si rese conto che nessuno badava più a lei.

Si levò in piedi e si scostò appena in tempo per evitare il colpo di baionetta calato alle sue spalle.

Una figura spettrale, contornata da vapori d'incubo, la fronteggiava senza espressione, fissandola con le orbite nere che rilucevano nella tenebra.

Avvertendo il cuore che le andava in briciole, Alba arretrò di fronte alla figura disumana e fuggì come aveva già fatto, con un nuovo spasimo d'angoscia che la ottenebrava.

Ovunque, attorno a lei, una nebbia viscosa avanzava fagocitando uomini e cose, e da quella guazza innaturale scaturivano le creature d'incubo che avevano ucciso Moreno.

Correndo vide fascisti e tedeschi morire sgomenti sotto gli affondi delle baionette ossidate; chi non restava paralizzato dal terrore cercava di disperdersi in ogni direzione, affondando nella bruma azzurrina che celava i contorni del bosco.

Spari e grida lentamente cessarono, e un silenzio spettrale calò sullo sciaguattio dei passi di Alba nella neve fradicia. Doveva correre, correre e mai voltarsi indietro; alle sue spalle avanzava imperterrito un orrore senza nome.

24

- Arrivano! Giù a valle!

Dodici moschetti ruotarono, puntando le canne verso il movimento annunciato. I cani si armarono, e qualche grilletto si contrasse spasmodico.

- Aspettate! - comandò imperiosa una voce. - Non sparate! E' una donna!

Il capitano Anchise aveva sollevato il braccio per segnalare agli uomini di non aprire il fuoco, ma i partigiani avevano già scostato i fucili. Erano tutti d'occhi buoni, e Anchise andava fiero dei suoi uomini.

Una donna minuta, coperta di fango e neve dalla testa ai piedi, arrancava lungo il declivio della collina e gridava qualcosa, strilli che il vento contrario le strappava di bocca disperdendoli lontano.

- La conosco - affermò Paride. - E' Alba di Cornareto. Una dei nostri.

Anchise la guardò corrucciato. Come aveva fatto a passare indenne attraverso le linee nemiche? Da quella parte, poi, dove s'era imposto all'improvviso uno strano silenzio innaturale.

- Milo, Fermo! - chiamò scostando il moschetto. - Quando arriva a tre quarti andate a prenderla. Tutti gli altri attenti al bosco.

La donna correva, palesemente allo stremo, e Fermo la scrutava impassibile, pronto a rischiare la vita pur di andare a recuperarla, ma assolutamente intenzionato a rispettare gli ordini di Anchise. Il capitano aveva guadagnato parecchio in rispetto, nella sua considerazione.

Quando venne il momento, Fermo e Milo si fecero un cenno e scattarono insieme. Il silenzio più assoluto accompagnò la loro corsa a zig zag nella neve.

25

Sgomenti, allucinati, persi nel delirio infernale degli orrori che apparivano silenziosi dalle spirali di bruma in continua espansione, i partigiani si strinsero attorno al capitano Anchise, scossi da tremori che avevano origine nel fondo più ansioso delle loro anime.

Fermo strinse le mascelle, fessurò le palpebre e scrutò le figure ai piedi della collina, a meno di cinquanta metri da lui. Vestivano gli stracci bruniti di una strana divisa, in testa calcavano elmetti neri con puntali arrugginiti, e tra le mani stringevano archibugi inutilizzabili con le bocche otturate da terra e fango. Le baionette spianate erano spuntoni e mozziconi corrosi fino al cuore; i fucili guardavano avanti stolidamente, senza esplodere un colpo, all'inseguimento lento ma inesauribile della donna prostrata nella neve che lui e Milo avevano raggiunto.