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Il gomito puntuto di Jula affonda nel mio fegato come una lama affilata, e la fitta lancinante sale lungo il torace, stabilizzandosi sotto la mandibola. - Stai giù, Massuelo. Se si accorgono che siamo qui saranno guai.
Mi raggomitolo dietro la roccia cespugliosa, massaggiando la parte dolorante. Jula ha ragione: nonno Fem studierebbe per noi una punizione esemplare, se solo venisse a conoscenza della bravata. Forse avremmo fatto meglio a rinunciare, ma mia sorella sa essere terribilmente convincente quando ci si mette, e riesce quasi sempre ad assicurarsi la mia complicità.
- Chi sono i due con Alonzo il lepraio? Li conosci? - le chiedo, quando il fastidio al fianco comincia ad attenuarsi.
- Mai visti - dice, sollevando solo un po' la testa per spiare fra i cespugli. - Ma quello con lo zaino più grosso, quello di pelle nera con il collo mangiucchiato dev'essere uno che chiamano Mezzocollo: di lui, tempo fa, parlava nonno Fem con un suo amico, e la descrizione corrisponde. L'altro, l'omaccione pallido che balla sugli stivali e si agita come se lo stessero sfiorando mille selvatici luminosi, non so proprio chi possa essere.
Comincio ad avvertire un certo nervosismo. - Oggi l'Alveare è troppo frequentato per i miei gusti. Che facciamo? Per tornare indietro dovremmo muoverci allo scoperto... Forse conviene aspettare che loro entrino, e poi sparire. Possiamo sempre tornare un altro giorno.
- Ammesso che si decidano a entrare - commenta Jula, pensierosa.
- Che vuoi dire?
Mi guarda con espressione furbetta. - Perché, tu sei mai entrato nell'Alveare?
Improvvisamente capisco dove vuole arrivare, e sento il nervosismo crescere. - Be', no. Ma oggi lo avremmo fatto.
- Ne sei certo?
- Ah senti, sorellina! Se vuoi riferirti a quelle storie sui mostri...
- A te quelle storie non fanno paura, vero? - Il suo tono è decisamente canzonatorio. Penso a una replica convincente che la mente non ha il tempo di elaborare, perché Jula mi strattona il braccio, richiamando la mia attenzione verso lo spiazzo antistante l'Alveare. - Guarda, si allontanano. E quindi hanno infine deciso di non entrare. - Incastonati nel colorito bronzeo del viso, i suoi occhietti scintillanti mi fissano con sfida, preparando la sferzata finale. - Che anche loro si siano lasciati intimorire dalle storie sui mostri?
Non ha molto senso impelagarsi in scontri verbali con Jula, perché di solito riesce a piazzare, con metodo spietato, l'ultima presa in giro. Così, ricorro al rimedio collaudato: incasso e cambio discorso. - Conclusioni affrettate le nostre, non se ne vanno, si stanno dirigendo sul lato dell'edificio.
- Lo vedo, non sono mica cieca - Sbagliare le previsioni, anche di poco, la mette terribilmente a disagio. - Ma cosa cercano da quella parte?
Osserviamo, in silenzio, le mosse d'Alonzo e del nero, che si dirigono sul lato destro dell'Alveare, verso la boscaglia, e dell'omaccione pallido che, palesemente reticente, continua a gesticolare in maniera convulsa. Poi, anche lui si decide, e insieme spariscono nel verde.
Sbircio di traverso, per saggiare l'attenzione di Jula, e la vedo assorta, distratta. Mi si presenta un'occasione, forse unica, di rivincita. Cerco nel mio orgoglio troppe volte ferito il coraggio sufficiente, e sorprendendo anche me stesso lo trovo. - Il momento è propizio, sorellina, e noi possiamo fare due cose: correre come fulmini verso casa, prima che loro tornino sullo spiazzo, oppure...
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