Si sdraiò sul ciglio della strada e vide sé stesso sdraiarsi, come un'immagine separata. Dalla tasca estrasse il serramanico e lo fece scattare, poi lo passò sulla pelle della mano sinistra risalendo fino al dorso del braccio.
Incise, raggiunse il muscolo, vi fece scorrere la lama di piatto sezionando con cura, tagliò ancora e infine si strappò la pelle denudando la carne sanguinante dal gomito al polso.
Prese il coltello nella mano sinistra e iniziò a demolire con attenzione l'avambraccio destro. Di nuovo tagliò, dapprima la pelle, poi i fasci muscolari e i tendini. Raggiunse la spalla, scavò tra le ossa affusolate e recise la carne duttile come spugna sino al collo. Poi altre vene, altra carne dura come osso, segmentata e spigolosa. Mugolando per il dolore inaudito, sezionò la pelle del viso e le labbra morbide, e fece raschiare la punta del coltello contro i denti. Esplorò le curve del cranio, arrivò al cuoio capelluto e lo trafisse scalfendo l'osso. La lama scivolò facilmente nell'orbita, attraverso l'occhio e Ravic non cessò di scavare, scavare, scavare dentro sé stesso.
Un gruppetto di bambini corse intorno a lui. La loro pelle parve a Ravic dello stesso colore della terra e la terra, a sua volta, di quello del cielo. Un pallore opalescente ormai contaminato dalla morte, vitreo come l'essudato di un corpo decomposto. Erano diventati anch'essi la cancrena che fluiva intorno a lui, fiume sgambettante di corpi smagriti, sporchi, esausti.
Ravic si fermò, lasciò cadere il coltello e tentò di mettersi in piedi con la pelle penzolante come un vestito stracciato, ma cadde producendo un tonfo bagnato di sangue. I bambini urlarono e Ravic cercò di urlare più forte di loro, più forte di chiunque altro, di urlare via da sé tutto quell'odio che lo stava spezzando in due. E nel proprio urlo gli parve di sentire ancora le risate dei Colonnelli in vestaglia e del loro amor di patria. Urlò: ‹ morte agli albanesi! ‹ poi, dopo un rantolo, ‹ morte ai serbi!
Sangue, Ravic stava diventando una pozza di sangue.
Il cuore, il suo unico cuore, smise di pulsare.
La calma avvolse nuovamente Pec.
E nessuno sentí la morte chiusa in quella calma. Nessuno sentí il pianto dei bambini. Nessuno sentí più niente.
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