La meccanica Newtoniana, ad esempio, è stata per molto tempo ed è ancora un esempio classico di teoria scientifica. Dal momento in cui l'ha fondata, Newton ha proposto ed eseguito un gran numero di esperimenti che potevano dimostrare che essa era falsa, ma per secoli è passata indenne al vaglio di queste verifiche. Alla fine del XIX secolo si iniziò a raccogliere evidenza sperimentale dello scostamento di alcuni risultati da quelli previsti e ci si rese conto che era necessario un raffinamento della teoria. Nacquero così la meccanica relativistica e quella quantistica, ciascuna con il suo campo di applicazione. Le nuove teorie, che comprendevano la meccanica newtoniana come caso particolare ma che la trascendevano, vennero assoggettate a verifiche sperimentali che avrebbero potuto falsificarle e si dimostrarono corrette. Non c'è dubbio che in futuro anch'esse troveranno dei limiti ai loro rispettivi campi di applicazione e verranno sostituite da nuove teorie.
Gli scienziati devono quindi essere aperti verso risultati che possano invalidare teorie che hanno sempre ritenuto applicabili e devono astenersi dal difendere posizioni per puro conservatorismo, cercando di mantenere sempre un giusto equilibrio tra la prudenza e l'apertura mentale. Peraltro, è fisiologico che le vere rivoluzioni scientifiche, quelle che coinvolgono un vero e proprio cambio di paradigma, richiedano parecchio tempo e spesso si concretizzino con un ricambio generazionale della classe scientifica.
Ma anche l'atteggiamento opposto è pericoloso: l'abbracciare in modo acritico nuove teorie, spesso dopo interpretazioni affrettate di risultati sperimentali dubbi, e lo scambiare per cosa acquisita e dimostrata ciò che è semplicemente una speranza possono portare a gravi conseguenze. Non solo si fa un pessimo servizio alla scienza, rischiando di propagare errori o esagerazioni, ma si finisce per creare divisioni che degenerano spesso in controversie personali, cariche di aspetti emotivi che nulla hanno a che vedere con la scienza. In questa situazione accade che un'idea o una teoria divengano bandiere, che si cerca di far prevalere anche oltre la doverosa ricerca della verità. Si creano così i presupposti per forzature, che possono arrivare sino alla falsificazione dei risultati di esperimenti, ed alla fabbricazione delle prove. Spesso fatte in buona fede: si crede a tal punto alla verità di una teoria che, ove gli esperimenti che dovrebbero confermarla non diano i risultati sperati, li si aggiusta nel modo in cui, in perfetta buona fede, si crede che dovrebbero funzionare. In altri casi (forse la maggioranza) si agisce in malafede: si è investito troppo della propria reputazione, ci si è spinti troppo in là nelle dichiarazioni volte ad ottenere finanziamenti per poter dimostrare la propria verità, che si ritiene di non poter più tornare indietro e si va avanti, a costo di falsificare le prove.
In tutti questi casi forse alla base di tutto c'è la mancanza di senso critico, verso le teorie assodate, certamente, ma anche verso teorie alternative che promettono spiegazioni facili. E anche desiderio di protagonismo: è molto facile ottenere l'attenzione dei media con teorie ed affermazioni che richiamano l'attenzione dell'opinion pubblica, più facile che con il duro lavoro di una seria ricerca. Gianbattista Marino, all'inizio del '600, diceva: è del poeta il fin la meraviglia; chi non sa far stupir vada alla striglia; non c'è peggior servizio alla scienza di quando lo scienziato, od il giornalista scientifico, indulgono allo stesso atteggiamento.
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