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E le citazioni? Abbiamo già accennato alle citazioni di cui sono zeppi i libri di PK, ma un minimo di approfondimento è necessario. Brani di fantascienza si avvicendano a dichiarazioni di scienziati famosissimi e illustri luminari di cui, in realtà, nessuno ha mai sentito parlare, frasi tratte da riviste slave, russe, cinesi, tedesche, il tutto ad alimentare un "esotismo scientifico" che ricorda le continue divagazioni dei libri di Salgari, pieni anche loro di nomi misteriosi ed evocativi come banian sacri, babirusse, kriss malesi, maharatti, colpi di ramsinga, thug e sipai. Questi continui riferimenti stranianti, di un esotismo che per far colpo non può più ricorrere a costumi di paesi lontani, ché non ne esistono più, ma ad una scienza sconosciuta e misteriosa, creano una commistione scienza-mito-sapere antico che sarebbe diventata di gran moda anni dopo, nei libri alla Fritjof Capra dove la fisica quantistica si fa improbabilmente prendere a braccetto dallo Zen e da I Ching, in un caleidoscopio rutilante di benedizioni impartite allo stesso tempo da Heisenberg, Castaneda, Bohr, Oppenheimer, le Upanisad, Lao-tzu e qualche koan. Fosse nato oggi, Verne avrebbe scritto di queste cose: o forse, ne ha già scritto un secolo fa, quando il Capitano Nemo utilizzava un avveniristico e rigorosamente plausibile sottomarino per visitare i resti di Atlantide o Arne Saknussem, con un codice runico, illustrava la via per il centro della Terra.
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