Lo stile
Il passo con cui PK conduce il lettore nella selva delle sue ipotesi ha un ritmo semplice, cadenzato, sinuoso, quasi ipnotico: è costituito di due soli movimenti: dimostrazione e traslazione. Ogni paragrafo è la dimostrazione di una verità, il passaggio da un paragrafo all'altro avviene per traslazione e la traslazione segue la legge dell'analogia: il che significa che, poiché ogni concetto assomiglia ad un altro sotto un certo punto di vista, ogni traslazione è consentita a patto di evidenziare il punto di vista.
Tutto funziona un po' come un meme. All'inizio c'è un uncino, un amo che cattura l'attenzione del lettore con grande facilità: un mito, una leggenda, un mistero, la drammatizzazione di un avvenimento o il riassunto di un romanzo di fantascienza. Quale lettore curioso (e il lettore è curioso per definizione) potrebbe restare immune da un simile attacco? Subito dopo, PK ci dà prova di obiettività, come un papà solerte ci risveglia dal brutto sogno e con una pacca sulla spalla ci dice: "Assurdo? Impossibile? Fantascienza? Forse sì!", e poi ecco il nuovo affondo: "Ma non del tutto. Infatti...". E a questo punto PK ci dimostra la verità che sta sotto quei misteriosi accenni a inizio paragrafo ricorrendo ad altre leggende, allineate una dietro l'altra, all'intepretazione di reperti archeologici, alle citazioni di libri e di autori lontani nel tempo oppure sepolti oltre la Cortina di Ferro o, infine, a divagazioni di scienza "estrema", di puro avvenirismo. A loro volta, queste "prove" vengono traslate, per analogia o per assonanza, in un altro paragrafo, e via di nuovo il meccanismo iterativo. Ogni libro è così una costruzione analogica di sogni che vengono esaminati uno dopo l'altro, ogni volta spostandosi un po' più in là, verso l'ignoto e gli spaziali e la magia. Un castello di carte puntellato dal meraviglioso o dal teratologico, che sale progressivamente a indicare un passato abitato da extraterrestri che si combattevano sotto gli occhi di ignoranti esseri primitivi, che insegnavano un sapere poi dimenticato forse a causa di un diluvio provocato da esplosioni atomiche o meteoriti da Armageddon e che ha sepolto, forse oltre le Colonne d'Ercole, il Regno d'Atlantide poi narrato veridicamente da Platone: e cosa importa, di fronte a un simile gioco di prestidigitazione o di abilità funambolica, che basti un semplice soffio di razionalità a scompaginare tutto?
Se questo è lo scheletro dei libri di PK, esiste anche un rivestimento, una serie di caratteristiche che formano l'estetica di questi libri e definiscono uno stile. Ad esempio, ogni testo si apre con alcuni versi di Pablo Neruda, il poeta delle montagne dei capodogli delle conchiglie e del mondo prima dell'uomo. "Anche l'esploratore era molto vecchio e solo lui e la domestica abitavano la spaziosa casa dalle imposte chiuse. Ero venuto a vedere la sua collezione di idoli. Le creature vermiglie, le maschere striate di bianco e di cenere, le statue che riproducevano scomparse anatomie di dei oceanici, le disseccate chiome polinesiane, gli ostili scudi di legno rivestiti di pelle di leopardo, le collane di denti feroci, i remi di scafi che forse tagliarono la spuma delle acque in tempesta, riempivano corridoi e pareti. Violenti coltelli facevano tremare i miri con foglie d'argento che serpeggiavano dall'ombra...e poi la porta si richiuse, oscura e improvvisa, come quando cade la notte sull'Africa", racconta Neruda in Confesso che ho vissuto a proposito del suo incontro con l'esploratore don Zoilo Escobar. In una casa simile a quella, percorsa dai sussurri del passato e vibrante dei ricordi di ancestrali visitatori da altrove, forse avvenne quell'incontro tra Charroux, PK e altri indagatori dell'impossibile. Fox Mulder sarebbe arrivato molto dopo, buon ultimo.
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