La centrale nucleare di Chernobyl dopo il disastro
La centrale nucleare di Chernobyl dopo il disastro
Il premier sovietico Krusciov cedette e ordinò lo smantellamento di quelle che erano state definite le inesistenti basi missilistiche cubane. Pochi mesi dopo, per evitare il ripetersi di altre situazioni del genere venne installato, a partire dal giugno del 1963, una linea telefonica diretta tra il Cremlino e la Casa Bianca, il famoso telefono rosso che abbiamo visto in parecchi film.

Ma il pericolo atomico non era finito per il mondo, mentre cominciava un lento, ma progressivo cammino verso la distensione il mondo era ancora destinato a subire un altro allarme di pericolo su quella che Einstein aveva definito l'arma totale per cui, secondo lui, la quarta guerra mondiale sarebbe stata combattuta con la pietra e il bastone.

Era la sera del 25 ottobre 1986 e le 22,30, ora di Greenwich, e il reattore nucleare di Chernobyl aveva già fatto 28 vittime.

Durante un test di ordinaria manutenzione in un reattore che già dalla nascita presentava dei problemi di progettazione, il reattore dell'Unità 4 venne chiuso e durante questa fase i tecnici tentarono di controllare se poteva esservi energia sufficiente per raffreddare la parte centrale dello stesso e attivare il sistema di emergenza, ma fu esattamente il contrario quello che accadde. Per una serie di errori dei tecnici si ebbe una fuoriuscita incontrollabile di materiale radioattivo e la temperatura della parte centrale del reattore aumentò in modo preoccupante. In pochi secondi l'energia del reattore era superiore di ben cento volte quella per cui era stato testato e questo causò un'esplosione la quale distrusse il reattore e scoperchiò il tetto dell'impianto. Solo due secondi dopo ci fu una seconda esplosione, probabilmente causata dai vapori di carburante che erano fuoriusciti. Si trattava di oltre otto tonnellate di carburante che contenevano plutonio le quali crearono una nube radioattiva che salì a mille metri di altezza. Ciò che rimaneva del reattore, a contatto con l'aria, s'incendiò perchè aveva formato una miscela altamente infiammabile.

Oltre cento vigili del fuoco lottarono strenuamente contro le fiamme assorbendo anche una pericolosa quantità di radiazioni e l'incendio venne domato dopo quattro ore di lavoro ma, subito dopo ne divampò un altro che tenne impegnate le squadre dei pompieri per ben due settimane.

28 persone. tra tecnici e pompieri, morirono rapidamente per aver assorbito una tale quantità di radiazioni che ricoprì più della metà del loro corpo di piaghe e ustioni, ma il conto totale di persone colpite gravemente dal cancro invisibile furono 134.

Il mondo era ancora all'oscuro dell'accaduto e gli abitanti delle zone circostanti videro quella nube in cielo senza sapere il pericolo al quale stavano andando incontro, ma la mattina successiva un uomo che abitava nella vicina cittadina di Pripyat se ne salì tranquillamente sul tetto della propria abitazione per prendere il Sole per scenderne alcune ore dopo tutto felice per la bella abbronzatura che aveva preso. Nel pomeriggio fu ricoverato d'urgenza perchè perdeva sangue dalla bocca ed era incapace di smettere di vomitare. Morì la sera stessa mentre lo strano virus si stava diffondendo tra i suoi vicini.

Il 28 era un lunedì e degli scienziati svedesi, tornati al lavoro, si accorsero che nel loro laboratorio i geiger sembravano impazziti senza una ragione apparente, fecero altri rapidi rilevamenti e i risultati furono allarmanti: i loro vestiti erano impregnati di radiazioni e la vegetazione intorno presentava dei valori cinque volte superiori alla norma. Il primo pensiero fu che fosse scoppiata la paventata guerra nucleare e malgrado i rilevamenti dessero come luogo di provenienza l'Unione Sovietica questa si chiuse in un muro di silenzio.