Gli obiettivi

La Fascia di Kuiper rispetto al Sistema Solare. Si notano l'eccentricità e l'inclinazione dell'orbita plutoniana, molto diversa da quelle degli altri pianeti del Sistema Solare. Proprio per questo e per le loro piccole dimensioni, alcuni astronomi ritengono già Plutone e Caronte degli oggetti della fascia di Kuiper.
La Fascia di Kuiper rispetto al Sistema Solare. Si notano l'eccentricità e l'inclinazione dell'orbita plutoniana, molto diversa da quelle degli altri pianeti del Sistema Solare. Proprio per questo e per le loro piccole dimensioni, alcuni astronomi ritengono già Plutone e Caronte degli oggetti della fascia di Kuiper.
Benché teorizzato già nel 1877 da David Peck Todd dell'US Naval Observatory che ne aveva predetto l'esistenza grazie all'osservazione di alcune perturbazioni dell'orbita di Urano, Plutone fu scoperto nel 1930 da Clyde Tombaugh. Fino ad allora Plutone era sfuggito alla caccia semplicemente perché era molto più debole di quanto si riteneva. Anche il suo unico satellite, Caronte, fu scoperto molto di recente, solo nel 1978. Nel complesso, Plutone e Caronte costituiscono un sistema binario assai piccolo e particolare. Basti pensare che Plutone ha un diametro approssimativo di soli 2.200 km, mentre quello di Caronte non supera i 1.200 e non solo risultano entrambi più piccoli della nostra Luna il cui diametro è di 3.475 km, ma i loro rapporti dimensionali sono del tutto inusuali all'interno del Sistema Solare. Insomma, considerate le piccole dimensioni di Plutone, Caronte è un satellite insolitamente grande. Per questo alcuni considerano l'accoppiata Plutone-Caronte un sistema planetario binario. Ma le stranezze non finiscono qui. I due pianeti infatti distano soltanto 19.000 km e il loro periodo di rotazione è identico. Ciò significa che, non solo Caronte volge sempre la stessa faccia verso Plutone, esattamente come fa la Luna con la Terra, ma anche Plutone rivolge sempre la stessa faccia verso Caronte. In questo modo i due corpi risultano bloccati in un balletto cosmico solidale ed esclusivo in tutto il Sistema Solare. Inoltre, pur essendo così piccoli, possiedono entrambi una sottile atmosfera. Nel 1980 fu scoperta quella di Plutone, sostanzialmente a base di metano, mentre nel 1987 fu scoperta la presenza di ghiaccio d'acqua su Caronte, senza però alcuna presenza di metano, come ci si sarebbe invece aspettati da due corpi che dovrebbero avere un'origine comune. E' possibile che l'originale superficie di metano di Caronte sia sublimata nello spazio, ma non lo si sa con certezza. Insomma, i misteri che ancora circondano questi piccoli corpi così lontani sono tanti e un'osservazione diretta potrebbe contribuire a svelarne almeno buona parte. Per questo il sistema Plutone-Caronte è l'obiettivo primario della missione New Horizons. Con una partenza prevista nel gennaio 2006, la New Horizons sorvolerebbe Giove per la sua manovra di fionda gravitazionale nel marzo 2007 e finirebbe per incontrare Plutone tra l'inverno 2016 e l'estate 2017. Ma se tutto filasse liscio, la missione sarebbe destinata a continuare, come già accadde per le Voyager, e il suo successivo obiettivo sarebbe quello di andare a dare un'occhiata agli oggetti della Fascia di Kuiper. Si tratta sostanzialmente di una nube, cosiddetta transnettuniana (perché comincia oltre l'orbita di Nettuno), composta da migliaia e migliaia di formazioni rocciose ricoperte da ghiaccio dal diametro variabile dal centinaio al migliaio di chilometri che orbitano sul piano dell'eclittica fino a una grandissima distanza dal Sole. Alcuni parlano addirittura di 100 UA. Grandissime distanze e piccole dimensioni hanno reso assai difficile lo studio di questi oggetti dalla Terra e questa è la ragione fondamentale per cui, benché la Fascia fu teorizzata da Kuiper all'inizio degli anni '50, il suo primo oggetto venne scoperto solo nel 1992. Per le osservazioni che è stato possibile effettuare dalla Terra, si ritiene che questi oggetti siano molto simili ai pianetini che, ai tempi della formazione del Sistema Solare, si aggregarono per formare i nuclei dei pianeti giganti gassosi. Il suo studio potrà quindi essere di fondamentale importanza per capire meglio i meccanismi che hanno portato alla formazione del nostro Sistema Solare.