Quando ho letto Ai margini del caos nel 1998, come tanti ho pensato che non si trattasse di fantascienza al cento per cento, ma oggi torni con un nuovo romanzo e ancora per Urania: Radio Aliena Hasselblad. Com'è cambiato il tuo rapporto con la fantascienza in questi anni? Rispetto al tuo primo romanzo nella collana mondadoriana, il tuo nuovo lavoro mi sembra decisamente più maturo e complesso... insomma è fantascienza al cento per cento.
Ai margini del caos è stato concepito secondo le convenzioni narrative del thriller, anche se (come ripeto sempre) la mia abitudine a scrivere science fiction mi ha preso la mano. In questo nuovo romanzo ho inserito l'elemento "alieni" esplicitamente richiesto dal curatore di Urania. Se il risultato è più maturo del precedente, è dovuto al fatto che qualche anno di esperienza in più si è fatto sentire; non credo però che Radio Aliena Hasselblad sia più "complesso".
Come è nata la tua passione per la fantascienza?
Da un sense of wonder violento e precoce: prima ancora di scoprire la fantascienza su carta stampata intorno ai 13 anni, ero assolutamente stregato da quel poco di sf televisiva e dai rari film che passava la Rai. Credo che il tutto abbia avuto origine il mattino in cui mio padre mi svegliò prima dell'alba per seguire la diretta tv dello sbarco di Armstrong e Aldrin sulla superficie lunare: quelle immagini in bianco e nero, distorte e dalla definizione primitiva rimarranno per sempre nel mio subconscio.
Nel panorama editoriale ricco sempre di nuove proposte, come fai a scegliere cosa leggere e cosa non leggere? Leggi più fantascienza o ti piace spaziare nei generi?
La fantascienza rappresenta attualmente più o meno il 10-20% delle mie letture. Ci crederesti se ti dicessi che scelgo i libri dalla copertina o dal titolo? A parte gli autori di cui mi fido, ovviamente, ho verificato che è più facile trovare piacevoli sorprese fidandosi della cura con cui l'editore progetta la copertina. Non si tratta naturalmente di una bizzarria né tantomeno di una boutade: scegliere dal riassunto riportato nella IV di copertina significa fidarsi della trama indipendentemente dalle capacità narrative dell'autore: ma un bravo scrittore può illuminare le trame più banali mentre un autore mediocre fa sbadigliare dalla prima all'ultima pagina della storia più pirotecnica che si possa immaginare. Il modo di raccontare una storia è molto più esteticamente significativo della storia stessa.
La fantascienza italiana non sta attraversando un periodo molto felice: almeno questa è la mia impressione. E tu, cosa ne pensi?
Sono d'accordo. La contrazione del mercato di SF ha colpito soprattutto gli autori italiani, ancora privi di una solida tradizione; però devo aggiungere che ultimamente non ho letto nulla di interessante a parte Evangelisti, e prima o poi i lettori disertano chi li delude.
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