Una domanda squisitamente politica: nella realtà politica (e sociale) odierna chi sono i deboli? E i forti? E i traditori consapevoli di esser tali (ma anche quelli inconsapevoli)?
Oggi come nel 1914, i forti e i deboli sono sempre gli stessi. I forti di oggi, come quelli di allora sanno di essere forti, se ne sbattono dei diritti degli altri e pensano che lo Stato sia loro proprietà personale, proprio come al tempo di Francesco Giuseppe. I forti mettono a tacere l'opposizione, controllano l'opinione pubblica e non hanno nessun pudore nell'abuso di potere.
A differenza del 1914, i deboli non sanno neppure più di essere deboli.
Anzi, si credono dei furbissimi forti, solo su scala un po' più piccola, perché hanno fatto quattro soldi e non devono più fare i salti mortali per mettere insieme il pranzo con la cena e magari possono far studiare i figli. Così se la mettono nel culo da soli dando consenso ai peggiori tra i forti, quelli che hanno dimostrato meglio degli altri di essere pirati e di non avere nessun rispetto per la legalità e la democrazia.
I traditori sono talmente tanti e talmente squallidi da non fare nemmeno notizia. Ma i peggiori tra tutti sono certi intellettuali, magari quelli che una volta avevano una coscienza e passione politica, e oggi scrivono rivoltanti pamphlet razzisti, indegni di una persona civile. Per non parlare di un rappresentante della supposta "elite culturale", che non c'è e se c'è fa schifo.
A proposito del revisionismo storico: il tuo romanzo è una accusa contro chi oggi fa del revisionismo? Mi spiego: La Belle Époque s.r.l. del 2021, società che sfrutta il principio della Finestra per viaggiare nel tempo, da te immaginata vuole correggere la storia per adattarla alle sue mire... è possibile pensare al revisionismo storico come a una sorta di Finestra per viaggiare nel tempo e quindi manipolare la storia?
Certo che lo è. Quando vedo certi fascisti alle manifestazioni del 25 aprile, quando sento da sinistra personalità di primo piano dire che bisogna capire le ragioni dei repubblichini, non mi stupisco più del fatto che ci sia qualcuno che neghi l'Olocausto. A meno naturalmente che non serva come pretesto per giustificare qualsiasi porcheria dell'esercito israeliano in Palestina.
In I biplani di D'Annunzio, tu descrivi ogni dettaglio dei biplani: ricostruisci i biplani come se fossero cose del nostro presente... come sei riuscito a renderli così attuali?
Oh, non è un segreto: io mi diverto a costruire far volare aereromodelli radiocomandati, splendidi giocattoli che volano sullo stesso principio degli aerei veri, solo più vicino a terra, quindi sono difficilissimi da controllare. Io mi sono trovato personalmente impelagato in una tal quantità di stalli, viti non intenzionali, rotture strutturali e altri accidenti che avrebbero ucciso una generazione di piloti "veri". E quindi so bene di cosa parlo, quando scrivo di aeroplani! E questo, inevitabilmente, si vede.
Tu scrivi molto bene: ogni parola è "ragionata" con occhio profetico e artistico. Per te, quanto è importante scrivere con stile perché una bella storia sia veramente "bella"? Io, ad esempio, quando mi imbatto in un libro scritto male, senza stile, sgrammaticato (o tradotto su due piedi e con i piedi), fatico non poco per finire di leggerlo: spesse volte mi faccio del male da solo costringendomi a una lettura che non mi piace. Con te, non accade: perché?
Mah, lo stile non è la mia preoccupazione principale. Ma di mestiere faccio il giornalista, quindi scrivo tantissimo tutti i giorni, e ho preso l'abitudine a farlo in modo semplice e diretto. E poi posso contare sull'aiuto preziosissimo di Angela, la mia fidanzata, che è editor di Rizzoli ed è bravissima con la lingua. Grazie al Cielo, per amore si sottopone all'indicibile tortura della revisione finale dei miei testi, un lavoro prezioso che dà frutti tangibili. A lei va il mio più sentito ringraziamento.
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