Il piccolo Trappo s'inalberò. - Per quale motivo, dimmi, dovrei firmare... Ehi! Lasciate stare quei soprammobili! Il mio vaso! Non aprite il frigorifero! Quella è la mia cena! No, i piedi sul letto no! Tutti fuori di qui, di corsa!

- Mi dispiace. - disse Carraralf - Non possiamo andarcene senza la tua firma.

E sorrise. Ah, degli stregoni non bisogna mai fidarsi, ve lo dico io! Cionondimeno, lo hobbit era talmente preoccupato che la sua ordinata hobbit-caverna fosse devastata da quegli intrusi (ne contò almeno undici) che si affrettò a marcare col proprio sigillo la pergamena.

- Bene. - commentò Carraralf - Adesso andiamo, presto. Il torneo comincia tra pochi giorni.

E uscirono tutti, trascinandosi dietro il povero Trappo.

Dopo una serie di avvenimenti di cui ora non ho tempo di parlarvi, la settimana successiva si ritrovarono in uno spogliatoio umido e fumoso nei dintorni di Esgaroth (comune di Valinor, provincia di Dorwinion). Lì Trappo apprese i dettagli dell'impresa, nonché il motivo per cui era stato scelto.

- Allenatore? - ripeté, incredulo.

- Proprio così. - disse Carraralf - Con la tua guida, finalmente gli hobbit vinceranno il Campionato della Terra di Mezzo e conquisteranno il Grande Trofeo, il Salmoriglion!

- Ma lo sanno tutti che è impossibile! - protestò Trappo - Gli Hobbit non potranno mai battere la Seleçao degli Orchi, per non parlare del Wunderteam, la squadra di Elfi capitanati da Rudy Elrond!

- Ah, ma tu sei il più valente allenatore che sia mai stato generato nell'intera Contea! - ribatté lo stregone - Nessuno hobbit ha vinto più di te in tutta la storia della Terra di Mezzo.

- Veramente nessuno hobbit ha mai vinto una bella cippa di niente. - obiettò Trappo.

- Vedi che ho ragione? - disse soddisfatto Carraralf - Ma adesso piantiamola di parlare: tra meno di un'ora avete l'incontro.

- L'incontro?

- Ma certo: i quarti di finale, contro la formazione dei Nani di Moria. In bocca al drago, dunque!

Così dicendo, scomparve. Trappo si avvide che gli undici tangheri lo fissavano, in attesa. Adesso erano tutti in un bell'imbroglio, pensò.

Tastò nelle tasche del panciotto, e si rassicurò quando sentì sotto le dita la forma familiare della sua arma segreta. Perché, dovete sapere, Trappo portava sempre con sé un oggetto magico, il quale aveva molti poteri, compreso quello di renderlo invisibile (utilissimo quando, rincasando, trovava sulla soglia della caverna lo hobbit-rappresentante del Goblin Workwerk o i tetragoni religiosi venditori dell'opuscolo "Le Due Torri di Guardia").

Ordunque estrasse l'arma segreta e la esibì orgoglioso ai ventidue occhi in attesa.

- Che roba è quella, mister... ehm, Padron Trappo? - fecero gli undici in coro.

- Una boccetta d'acqua santa, no? - disse lo hobbit, un po' deluso dal scarso comprendonio dei compagni.

Cionondimeno, adesso Trappo si sentiva più speranzoso, perciò citò un tale che per statura poteva benissimo essere suo cugino e disse: - Orsù, dunque, scendiamo in campo!