Dopo una massacrante salita a piedi, i nostri spossati eroi si riposano sulle fastose panchine del Parc Güell, opera del genio di Antonio Gaudí.
Dopo una massacrante salita a piedi, i nostri spossati eroi si riposano sulle fastose panchine del Parc Güell, opera del genio di Antonio Gaudí.
Il carattere di una città si deduce, oltre che dai suoi aspetti più eclatanti, anche e forse soprattutto dalle piccole cose che diventano significative quando le vedi ripetersi di continuo. Io mi ritengo un buon osservatore di piccole cose, e nei nove giorni abbondanti trascorsi a Barcellona ne ho notate parecchie. Riferisco qui i tratti più salienti per chi a Barcellona non sia mai stato e nutra curiosità in merito.

1) Per molti giorni non abbiamo visto la minima traccia di gatti, mentre la presenza di cani, sempre rigorosamente al guinzaglio, era massiccia. Tanto che in quel miserabile sito che è il Parc Juan Miró, dove l'unico elemento davvero bello sono i pappagallini che svolazzano e nidificano liberi, c'è una zona chiamata "Pipi-Can" sempre affollata di cagnetti con la zampa all'insù e rispettivi padroni. E i gatti dove stanno? Per ciò che abbiamo visto noi, solo in zone alte della città tipo il Poble Espanyol e il Castell de Montjuic. Per il resto, nisba, nemmeno un pelo di felino a pagarlo a peso d'oro. Ciò è strano, molto. Tutti gatti d'alta quota? Hmm, c'è puzza di congiura aliena, di orribili esperimenti di mutazioni indotte alla X Files...

2) I water di Barcellona sono assai più evoluti dei nostri. Il loro getto d'acqua non viene solo da dietro, com'è la norma da noi, ma sia da dietro che da davanti, con un effetto di trascinamento dei rifiuti solidi (cioè della merda) davvero entusiasmante. Zac!, e non c'è nemmeno bisogno di usare lo spazzolino per le rifiniture. Geniale. Inoltre, mentre qui da noi i pulsanti degli sciacquoni di solito si pigiano, colà i celebri pulsador si sollevano verso l'alto. Le eccezioni sono rare & segnalabili alle autorità. A essere franco, non ho ancora capito bene se sia più faticoso premere o sollevare, però senza dubbio i nostri pulsanti rivelano un atteggiamento più passivo nei confronti della realtà, e i pulsador spagnoli un maggiore entusiasmo propulsivo. Olé!

3) I prezzi degli articoli variano in maniera sorprendente da un punto di vendita all'altro. Per dire, abbiamo trovato cartoline che andavano dai trenta centesimi ai due euro; le sigarette ai distributori automatici non costano mai la stessa cifra, e comunque in tabacheria si pagano sempre meno; i prezzi dei libri non sono omogenei da una libreria all'altra. Eccetera. Ciò mi pare suggerire un diffuso tirabidonismo da un lato, e dall'altro una confusione mentale nel popolo degli acquirenti che da noi non si potrebbe dare. Per lo meno, non all'interno della stessa città e per prodotti identici.

4) Barcellona rigurgita di mendicanti, il che di per sé non sorprende in una località ad alto tasso di turisti, però ce ne sono moltissimi da per tutto, in ogni angolo, non solo in centro; e, ciò che è più singolare, tanti di loro sono poveri cristi privi di una o di entrambe le gambe. Mai visti tanti mutilati in vita mia. Questa è stata la cosa più triste del nostro soggiorno, almeno per me.

5) Esiste una diffusa ignoranza che forse non impedisce agli indigeni di comunicare tra loro, ma di certo li blocca malamente quando hanno a che fare con un turista poliglotta come me. Caso tipico: io salutavo con un elegante "Buenas seras!", e quelli restavano a guardarmi come allocchi. Sconcertante. Al ristorante chiedevo: "Cosa c'è da magner?", e non mi capivano. Insomma, bisognerebbe fare qualcosa per rialfabetizzare Barcellona. Mi sa che la situazioone è grave.

6) Negli alberghi vengono ammessi anche i loschi figuri che al buffet della prima colazione si appropriano di tutto il brie disponibile solo perché si sono svegliati prima di me! Ma non si può. Io già facevo lo sforzo di alzarmi alle 9.30 per essere pronto a magner alle dieci: e cosa volete, il sangue? Un po' di brie non me lo lasciate?