Roberto Genovesi e Jon Hobana
Roberto Genovesi e Jon Hobana
Lo guardo e sospiro. Penso ai romanzi di Pat Cadigan e Greg Egan che prendono polvere nelle librerie mentre il film dei Digimon riempie le sale cinematografiche di ragazzini. Un tempo si sarebbe detto "perle ai porci".

Hobana torna nella grande sala dell'Accademia di Romania dove lo stanno attendendo "ben" trenta persone (quasi un autobus pieno nell'ora di punta, niente male). "Questa conferenza è un successo" mormora soddisfatto. E' venuto fin dalla Romania per questo pubblico e non oso rivelargli che in Italia con un numero così esiguo di spettatori, perfino l'associazione casalinghe avrebbe disdetto una conferenza stampa. Per rincuorare me stesso provo a farmi venire in mente una mezza dozzina di detti popolari sul tipo "pochi ma buoni", "la maggioranza non sempre ha ragione", ecc. Scendo le scale e arrivo alla fermata dell'autobus dove una signora con un bambino mi incrocia trafelata. "Sbrighete che famo tardi p'er Costanzosciò" dice trascinando il povero ragazzino come fosse un pupazzo. Il piccolo mi guarda impaurito e io gli mostro di soppiatto il classico saluto vulcaniano. Riprende colore e di nascosto dalla madre apre la mano a V e mi sorride. La resistenza è appena cominciata.