Io e Magni ascoltavamo senza parlare. Oramai eravamo convinti che Giuseppe Crisolora era completamente pazzo. Neanche prestavamo attenzione al suo sproloquio, finché lui non si voltò e non mi afferrò per un braccio, facendomi fermare.

- Pensavo che erano sogni! - gridò quasi, fissandomi con occhi che spero di non dovere vedere mai più. - Volevo che fossero sogni! Uno non ce la fa a vivere, dopo aver visto certe cose... Ieri, in mensa, quando mi hai chiamato... ero nella mensa, ma era tutta... sfasciata, e stavano torturando un prigioniero, un civile, e io speravo che fosse un sogno, ma non era un sogno, e alla fine sono passato dall'altra parte...

- Dall'altra parte di che? - chiesi, interrompendolo.

- Inutile, - borbottò lui, abbassando lo sguardo a terra, - lasciamo stare.

Riprese a camminare, e noi dietro di lui. Io insistetti:

- Dall'altra parte di che cosa? Che diavolo è successo, eh? C'entra Ribicchini?

Giuseppe si fermò ancora una volta e mi guardò selvaggiamente. Lì per lì ebbi paura che mi saltasse al collo. Alla cintura portava ancora la baionetta del FAL e, per quanto più magro di me, quasi smunto, poteva essere che lo stato di agitazione nel quale si trovava gli desse una forza superiore al normale. Avevo sentito dire che succedeva. Restammo a guardarci per un attimo interminabile, durante il quale compresi per la prima volta in vita mia cosa vuole veramente dire spiritato.

- Voi non potete capire! - disse alla fine, scandendo le parole quasi con cattiveria. - Io posso vedere. Voi siete tutti ciechi e io solo posso vedere. Voi dormite e io solo sto sveglio. Io posso andare lì; voi no. Quell'imbecille di Ribicchini ce l'ho portato io, da solo non ci sarebbe arrivato mai.

- Com'è morto?

- Gli hanno sparato - esclamò, poi si voltò e riprese a camminare. Dovetti affrettare il passo per restare al suo fianco.

- Chi gli ha sparato?

- Soldati. Fronte di Liberazione. E' così che si chiamano. Sono tutti dell'Italia centrale. Quasi. Gli altri sono del Nord. Fascisti, li chiamano. Sono dell'Esercito regolare. C'è stata una rivoluzione o qualcosa del genere. Non ho capito bene...

Non disse più nulla, anzi, accelerò ancora il passo. Io e Magni lo seguivamo incespicando sul terreno accidentato ingannevolmente coperto dalla neve morbida. Fu così che entrammo nella radura, senza accorgercene.

* * *

Ci ritrovammo su un folto prato verde, costellato di fiori turchini e gialli. Le nuvole sembravano essersi alzate, perché c'era più luce, e la visibilità s'era allargata: riuscivamo a vedere il bosco che chiudeva da ogni parte quella larga radura. La temperatura cambiò bruscamente; ci trovammo avvolti da un soffio tiepido che sapeva di primavera più che d'inverno. Qualcosa di sconvolgente, che sembrava parlare direttamente alle nostre ossa, alle nostre viscere. Un tempo fuori luogo. Continuammo comunque a camminare, ma più lentamente, guardandoci attorno stupiti, finché Giuseppe non si arresto bruscamente indicando un punto sulla sinistra ed esclamando: "Qui!".