Quando ti sei "lanciata" ed hai mandato il manoscritto alla Nord, quanto della trilogia era già pronto - sulla carta e nelle tue idee - e quanto è nato dopo?
Ero arrivata all'ottavo capitolo del secondo libro e nel frattempo avevo buttato giù la trama completa. Occupava, nel complesso, sei libri. Ho compiuto quest'operazione in epoca non sospetta, e cioè quando Viviani non mi aveva ancora contattata. Ho scritto il secondo libro in sei mesi. Il terzo in poco più di tre. Questo significa che la trama comincia a coinvolgermi più di quanto sia disposta ad ammettere. Ci sono stati dei giorni in cui ho fatto fatica a concentrarmi su altro, proprio perché provavo in maniera pressante l'esigenza di svuotare la mente dalle vicende vissute dai miei eroi. Naturalmente alcune idee e alcuni personaggi si sono aggiunti strada facendo, ma ho cercato di contenere il tutto nell'ambito di quanto avevo già progettato, senza togliere né aggiungere nulla alla trama. La storia completa comprende due trilogie. Al termine della seconda trilogia, nulla rimarrà in sospeso e la storia si concluderà senza possibilità di appello.
Ti definisci "scrittrice per caso", mi dici che non riesci a prenderti sul serio come scrittrice. Perché?
Abbi pazienza, come potrebbe essere diversamente? Ho scritto un libro a seguito di un'indigestione, poi ho inviato il manoscritto a una sola casa editrice e, lo sottolineo, unicamente perché ho un marito rompiglione. Infine non solo l'editore mi risponde con entusiasmo che è pubblicabile, ma è perfino disposto a fare altrettanto con dei seguiti che non ho ancora terminato... Come faccio a prendermi sul serio? I miei romanzi sono indubbiamente piaciuti, devo arrendermi all'evidenza, ma ho l'impressione di essere come uno di quei maghi che compiono una grande magia ai limiti dell'impossibile, unicamente seguendo l'istinto. Evidentemente possiedo la capacità di narrare, ma non riesco ancora a rendermene conto. Scrivo perché mi piace, mi diverte e mi rilassa. Tengo a precisare che non sono tanto ipocrita da non dichiararmi soddisfatta, ancorché sorpresa, dal risultato.
Com'è cambiato il tuo rapporto con quello che stavi scrivendo nel passaggio da Il figlio delle tempeste a La pietra degli elementi a quest'ultimo?
Poco fa ho risposto d'avere l'impressione di essere come un mago che opera una magia megagalattica seguendo semplicemente l'istinto. L'esempio calza. Però un mago di quel tipo non può più permettersi di confidare unicamente nell'istinto, perché oramai sono troppi coloro che confidano nel suo operato. Così è stato anche per me. Proseguendo nel racconto, avevo bisogno di aiuto. La fortuna mi ha fatto incontrare Gigi Sorrentino, oramai più un amico che un collega. Gigi è appassionato di fantasy e di storia (materia in cui si sta laureando) ed è stato grazie alla sua preziosa consulenza che la trama si è arricchita di particolari e anche di personaggi minori che diversamente non avrei mai avuto modo di "vedere" e "incontrare". Mi sono anche posta maggiori domande sul significato di quanto stavo scrivendo, senza mai dimenticare che si trattava di una favola e soprattutto cercando di mantenere la spontaneità del mio stile.
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